Davvero allarmanti i dati divulgati dall’Ai.Bi, l’Associazione Amici dei Bambini: in una quindicina d’anni le adozioni internazionali in Italia avrebbero subito un calo del 60% fino ad arrivare al 2017 con meno di 1200 bambini stranieri adottati e, purtroppo, le percentuali delle adozioni nazionali non sono certo più incoraggianti. Ma quali sono i motivi che fanno cadere nel dimenticatoio i diritti dei bambini, sanciti dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’infanzia? Il mondo non si deve solo preoccupare che ai bambini non manchi da mangiare ma altresì che abbiano una famiglia in cui crescere amati.
La crisi economica è una delle cause delle poche adozioni
Gli italiani sono diventati improvvisamente egoisti? Forse non è certo questo il motivo principale che ha portato alla vertiginosa caduta del numero di adozioni. Il percorso per ottenere l’adozione è troppo complicato tanto che ogni anni, in media, 500 famiglie rinunciano alla procedura, come ha sottolineato il presidente del Cai Massimo Griffini. Un clima di totale sfiducia verso un Governo che da anni non si prende carico di rivedere il sistema delle adozioni e verso dei servizi sociali che con i loro iter burocratici rendono le attese estenuanti non A? certo foriera di rosee speranze.
Laura Laera, neopresidente del Cai (Commissione adozioni internazionali) si A? impegnata a ripristinare i contatti di posta elettronica con le coppie in attesa di adozione. Un piccolo passo da interpretarsi come presagio di buona volontà. Non va sottovalutato l’impatto che la crisi economica ha avuto sulle famiglie italiane, costringendole a rivedere le proprie priorità.
3 coppie su 5 sono favorevoli all’adozione
È paradossale che gli orfanotrofi all’estero siano sovraffollati e sia così complesso accogliere un bambino nella propria famiglia. Sono numerosi i paesi dell’Africa, a partire dall’Etiopia, che non permettono l’adozione perciò le Istituzioni dovrebbero lavorare sul piano della mediazione riaprendo il dialogo con questi Stati. Emerge un risultato confortante: gli italiani sono favorevoli alle adozioni in caso di difficoltà nella procreazione, mentre solo un 6% intraprenderebbe la pratica dell’utero in affitto.
Le buone intenzioni, dunque, non mancano e se il Cai non deluderà le aspettative annunciate come la creazione di apposite commissioni all’estero, allora probabilmente i grafici delle statistiche sulle adozioni in questo 2018 appena iniziato non rappresenteranno più un’abissale discesa verso il baratro.
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L’iter di adozione e i costi indiretti che comporta sono altamente sfiduciati. Purtroppo andrebbe veramente rivisto tutto…e questo non vuole dire meno controlli, ma meno burocrazia.