Sin dalla fase dello svezzamento, le mamme monitorano con attenzione la reazione dei figli ai cibi ingeriti: le allergie alimentari dei bambini, infatti, sono disturbi diffusi e dalla sintomatologia molto varia, che può andare da piccole reazioni cutanee a complicazioni respiratorie serie.
Sulle questo argomento quindi, non si scherza.
Nel tempo però si sono create anche tra le mamme convinzioni errate e fuorvianti che possono confondere le idee. Facciamo chiarezza: ecco 3 falsi miti sulle allergie alimentari.
I falsi miti sulle allergie alimentari dei bambini
L’ereditarietà: uno dei falsi miti sulle allergie alimentari
Se è vero che da un genitore allergico è più probabile che derivi un figlio allergico, la tipologia di intolleranza non è ereditaria. Se siete allergiche ad un determinato alimento (così come ad un farmaco), non è detto che il vostro piccolo prenderà da voi la stessa allergia.
I test per le allergie alimentari sono l’unico strumento attendibile
Uno degli strumenti per verificare la presenza di allergie alimentari è il test da eseguire sulla pelle o sul sangue, per individuare la produzione di immunoglobine E in risposta all’assunzione di alcuni cibi.
Attenzione, però, a non affidarvi esclusivamente a questo strumento.
I test che rilevano questi anticorpi possono generare falsi positivi e, soprattutto, catalogare come allergie delle semplici intolleranze spingendo le mamme ad eliminare inutilmente alcuni cibi dalla dieta del piccolo, impoverendola.
Meglio combinare i risultati dei test sulle allergie alimentari ad un’attenta osservazione delle reazioni del bambino dopo i pasti: se la reazione allergica di fronte ad un alimento si verifica ogni volta, allora siamo in presenza di una possibile patologia.
Ritardare l’inserimento di alcuni cibi? Meglio di no!
Un tempo si pensava che per evitare l’insorgere di allergie alimentari fosse meglio aspettare il compimento di uno o due anni del piccolo prima di esporlo ad una dieta completa. Per i latticini, meglio attendere l’anno, mentre per le uova meglio aspettare i due anni. I frutti di mare, poi, tassativamente dopo i 3.
Gli specialisti oggi ribaltano la prospettiva e suggeriscono di integrare al più presto tutti gli alimenti nella dieta del bambino, per abituare l’organismo alla tolleranza. Di fronte a reazioni allergiche, tuttavia, la sospensione è d’obbligo.
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