Il bambino, piange, strilla, fa i capricci? La domanda sorge spontanea: ma sarà mica un bambino viziato?
Influenzate dalla frequenza di utilizzo della parola “viziare”, che è da sempre una delle più gettonate da amici, parenti, mamme e non mamme, ad ogni reazione inconsulta del piccolo la sensazione che la nostra educazione abbia generato in lui un comportamento viziato si fa strada.
Iniziamo a mettere dei paletti ai luoghi comuni.
L’età del bambino è una prima discriminante per capire se il lamento di turno è sintomo di capriccio.
I neonati, almeno fino ai 6 mesi, non possono essere viziati e manifestano i propri bisogni e le proprie necessità attraverso il pianto, che svolge il ruolo di principale mezzo di comunicazione funzionale con il mondo esterno.
Tra i bisogni primari del neonato c’è anche il contatto con i genitori e la rassicurazione: non abbiate timore di viziarlo se sceglierete di adottare un approccio molto presente. Rispondere tempestivamente ad ogni suo richiamo, non è per forza causa di vizio ma, al contrario, può stimolare nel piccolo maggior fiducia in sé stesso.
È a partire dai 2/3 anni che il bambino inizia a trasformare i capricci in vizi.
Come comportarsi per evitare di degenerare?
- Dare regole ben precise è fondamentale per mostrare coerenza e solidità, soprattutto quando si parla di sicurezza. Un no, deve essere un no. Non mostrate segni di cedimento e non fate eccezioni, o il piccolo capirà che non siete attendibili.
- Cercate di mantenere un atteggiamento controllato e, per quanto possibile, non innervositevi. Parlategli in modo chiaro e da adulti, ponendo domande precise sulle motivazioni del suo comportamento per stimolare in lui la giusta riflessione. Per correggere comportamenti sbagliati, cercate di ricorrere meno alla critica dell’atteggiamento negativo, favorendo il rinforzo positivo.
- Ultimo consiglio: è facile scambiare un bambino viziato per un bambino insicuro. Se il vostro piccolo superati i 3 anni continua a comportarsi come un bebè, facendo capricci da neonato, potrebbe trattarsi di sintomi da iper protezione. Il ruolo della mamma, anche in questo caso, è davvero fondamentale: cercate di lasciargli tutto lo spazio per crescere e sperimentare, facendogli sentire il vostro appoggio, ma senza soffocarlo.
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