La società odierna ci impone ritmi serrati, frenetici, ai quali molto spesso neanche noi adulti riusciamo ad adattarci. Eppure, anche se stentiamo a tener dietro ai mille impegni quotidiani, pretendiamo che i nostri figli facciano altrettanto, e che siano sempre primi in tutto, perché, oggi, chi non è il migliore non è nessuno.
Troppe attività rendono i bambini frustrati
Dai bambini ci aspettiamo sempre molto; anzi, troppo. A scuola devono essere i primi, e portare a casa i voti migliori, a calcio, pallavolo, basket, al corso di pianoforte, devono essere dei super campioni o dei Mozart in miniatura. Se sbagliano, se non fanno abbastanza, noi siamo lì, pronti a criticare, a dire loro di essere di più, di fare di più, perché così non è abbastanza.
Ciò che spesso dimentichiamo è che i nostri figli sono ancora dei bambini, bambini che hanno il diritto di imparare, di sbagliare, di giocare… Se non concediamo loro questi diritti, diventeranno degli adulti frustrati e carichi di rabbia, impreparati ad affrontare le inevitabili sconfitte e delusioni che la vita ci mette davanti.
A scuola a cinque anni? È troppo presto, lasciamo i bimbi crescere con calma
Anche mandarli a scuola troppo presto può essere controproducente. Solo perché c’è la possibilità di fare qualcosa, non vuol dire che farla sia la scelta più giusta.
Un bambino di cinque anni che viene catapultato nell’ambiente scolastico, non sempre ha gli strumenti per affrontare la nuova realtà. Il passaggio dall’asilo alla scuola è impegnativo, sia dal punto di vista dell’apprendimento che da quello sociale.
Se mandiamo nostro figlio a scuola un anno prima del previsto, lo priviamo di quel prezioso periodo di transazione che è l’età dei 5 anni; periodo che gli consente di sentirsi grande e sviluppare la sicurezza in sé stesso necessaria per affrontare la scuola al meglio.
Diritto alla lentezza: i bambini dovrebbero crescere con calma
Molti adolescenti di oggi vivono un profondo disagio, perché, nella frenesia di vederli crescere, ci siamo dimenticati di lasciarli essere bambini.
Perciò cominciamo fin da quando i nostri figli sono piccoli a garantire loro il diritto alla lentezza e al gioco, ma, soprattutto, il diritto ad essere ascoltati.
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