I bambini super-intelligenti, i cosiddetti “gifted“, sono giovani e giovanissimi che fin da piccoli dimostrano di avere abilità superiori alla media dei coetanei. Sono più sensibili, creativi, fantasiosi e curiosi. Lo dimostrano eccellendo nella scrittura, nella matematica, nell’uso dei dispositivi tecnologici e nell’arte. Purtroppo secondo l’ente europeo European Council for High Ability e l’ente americano National Association for Gifted Children, sia l’Europa sia l’Italia sono indietro nel sostegno ai bambini plusdotati. A riaccendere i riflettori sull’argomento è stato uno studio condotto dalla prestigiosa Università di Tubinga in Germania.
La ricerca pubblicata di recente sul Contemporary Educational Psycology, sul Learning and Instruction e sul Journal of Research on Educational Effectiveness, ha dimostrato che i bambini con talenti e dal quoziente intellettivo elevato vanno coltivati e pungolati fin da piccoli, attraverso programmi studiati appositamente per cogliere le loro esigenze e potenziare le loro capacità. In tale ottica i ricercatori tedeschi hanno confermato i vantaggi degli enrichment programs, i programmi formativi messi a punto specificamente per bambini speciali.
Bambini super-intelligenti:come stimolare il talento fin da piccoli
La ricerca dell’Università di Tubinga si è svolta su un campione di 2.700 bambini tedeschi che seguivano i programmi avanzati nelle scuole elementari delle Hector Children’s Academies. Gli studiosi hanno misurato il QI dei bambini prima e dopo la partecipazione ai programmi notando che al termine dello specifico percorso didattico, il quoziente intellettivo era aumentato. Risultati positivi sono giunti anche da corsi singoli: se il bambino venivano considerato alla stregua di un piccolo ricercatore, il suo interesse verso la scienza cresceva in modo esponenziale, se il soggetto veniva inserito in un programma di oratoria legale, il giovane raggiungeva un linguaggio più forbito e diventava più padrone della mimica facciale, della postura, dei gesti e del contatto visivo. La Germania è tra i paesi europei più attenti alle esigenze dei bambini super-intelligenti. Lo dimostra il sistema scolastico che dà la possibilità di iniziare le scuole prima del sesto anno d’età, di saltare alcuni gradi, di usufruire di materiali addizionali e extra al fine di arricchire le conoscenze.
In Italia esiste un progetto analogo a quello tedesco ma non certo così ben articolato. Roberta Renati, docente di psicologia dell’adolescenza all’Università di Pavia, spiega: “Anche in Italia esiste qualcosa di questo tipo come il nostro ‘Sostenere i talenti per prevenire il disagio scolastico e sociale’. In Italia ci sono programmi che permettono di identificare i bambini plusdotati, di riconoscere i loro bisogni e dare vita a programmi inclusivi, spesso dedicati a tutti gli studenti (plusdotati e non) in modo da promuovere le peculiarità superiori alla media dei plusdotati e contemporaneamente favorire il dialogo con gli altri bambini e l’integrazione sociale“.
Tuttavia, precisa l’esperta Renati, sono realtà didattiche non frequenti: “C’è molto lavoro da fare e va fatto perché i bambini super-intelligenti sono il 5% del totale degli studenti, circa un bambino per classe“. Il tema dei bambini super-intelligenti, i rischi di non stimolarli I percorsi addizionati per i bambini “gifted” sono importanti anche per evitare determinati rischi come ad esempio che il giovane si disaffezioni alla scuola sapendo di avere conoscenze superiori ai suoi coetanei e ai normali programmi didattici, che si isoli perché non trova bambini con cui interagire, confrontarsi e condividere i pensieri. Per la psicologa Roberta Renati è importante valorizzare le abilità a 360°. Spesso, infatti, i bambini plusdotati sono molto sensibili pertanto devono essere seguiti sia dal punto di vista cognitivo e intellettivo, sia da quello sociale e relazionale.
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Non ho capito..questi programmi speciali dove si trovano??
Seeeeee, e rubargli anni di infanzia e di gioco!?
Anche se ci sono, le scuole vogliono fare finta di niente..
In Italia puntano più sull’ignoranza ke sul prodigio