Nella lotta contro il cancro al seno di tipo estrogeno negativo (per intenderci una delle tipologie più aggressive di tumore alla mammella) la nuova speranza arriva da un mix di farmaci che combinati fra loro potrebbero agire per bloccare la formazione di metastasi ossee, che rendono il cancro più pericoloso e difficile da trattare.
Apparsi di recente sulla rivista “Nature”, i risultati dello studio condotto dai ricercatori dell’Università di Sheffield hanno evidenziato che fra i principali responsabili della diffusione del tumore dal seno alle ossa c’è il cosiddetto enzima Lox, trovato in percentuali più alte del normale in pazienti con metastasi ossee. L’enzima Lox interviene bloccando o interrompendo il normale processo di formazione e ricostruzione del tessuto osseo, con il risultato che le ossa diventano deboli, appaiono lesionate e presentano buchi: a quel punto, per il tumore è più facile attaccarle e le metastasi proliferano.
La strategia di lotta a questo tipo di tumori passa dunque dalla possibilità di bloccare l’azione dell’enzima Lox. Per farlo, nel corso degli esperimenti in laboratorio i ricercatori hanno somministrato ai topi un mix di farmaci per l’osteoartrite chiamati bifosfonati. I risultati sono stati buoni e la cura è già stata somministrata ad alcuni pazienti, seppur il suo raggio d’azione è ancora molto limitato rispetto alle potenzialità che i ricercatori credono abbia.
Questa ricerca apre nuove speranze per il trattamento di tumori al seno particolarmente aggressivi e resistenti alle terapie ormonali: si tratta di tumori che purtroppo colpiscono soprattutto in giovane età, con un tasso di mortalità considerevole.
L’ottimismo di certo c’è, ma l’iter per testare l’efficacia di questa nuova terapia è tutt’altro che rapido e semplice: ci vorranno ancora degli anni per monitorare i risultati e studiare eventuali interazioni con altri farmaci già in uso per la lotta al cancro.
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