Durante il primo anno di vita, i bambini utilizzano il pianto come un linguaggio per comunicare con il mondo esterno e trasferire a mamma e papà i propri bisogni.
Piangere per un bambino non è obbligatoriamente sinonimo di malattia: al contrario, i bambini ammalati spesso rifiutano il cibo, sono silenziosi e sonnolenti.
Inutile spaventarsi al primo vagito, quindi. Meglio, al contrario, cercare di imparare, sia nella teoria che poi nella pratica, grazie all’osservazione quotidiana del bambino, a decodificare correttamente i suoi atteggiamenti.
Sin dai primi giorni il neonato comprenderà che piangendo richiama l’attenzione dei genitori: ecco perché, ad ogni bisogno, anche il più piccolo, il bambino inizierà a piangere.
I motivi per cui un bimbo piange possono essere numerosi: tra gli altri, può avere sete, fame, essere stanco, aver bisogno di coccole, avere paura o avere il pannolino sporco. Comprendere il pianto del neonato non è semplice, ogni bambino è diverso dagli altri, ma ci può venire in aiuto qualche consiglio pratico.
Se è passata più di un’ora dall’ultimo pasto ed il bambino piange con insistenza, con forza crescente, stringendo e mordendosi le mani, probabilmente ha fame. Oltre a nutrirlo, cercate di calmarlo coccolandolo e guardandolo negli occhi dolcemente, per trasferire serenità e protezione.
Un pianto forte ed intenso, articolato in cicli di durata breve interrotti da pause, può essere sinonimo di dolore. Le temutissime coliche, infatti, si manifestano con crampi addominali acuti che poi si distendono, portando il bambino a rannicchiare le gambe all’addome, a piangere intensamente, fino all’apnea, per poi rilassarsi per qualche istante. Come comportarsi? Provate a prendere il bambino in braccio tenendolo a pancia in giù ed a massaggiargli la schiena ed il pancino per favorire l’espulsione di aria.
Un pianto lamentoso, non assordante, ma prolungato, può significare uno stato di disagio del piccolo.
Magari il bambino è particolarmente stanco ed ha bisogno di essere messo a letto, oppure è bagnato o sporco e va cambiato, o ancora si sta annoiando ed ha voglia di essere preso in braccio e coccolato.
Non ci sono risposte giuste o sbagliate: l’intuizione e l’esperienza sono l’unica strada da seguire.
In tutti i casi, la presenza umana ed il contatto fisico sono la migliore cura per calmare e rassicurare il bambino.
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