Giocare e imparare con il metodo del guided play

Quello del gioco è un momento molto importante per i bambini, non solo per farli divertire, ma anche per imparare. È stato ampiamente dimostrato, infatti, come giocare favorisca lo sviluppo cognitivo e socioemotivo, oltre a regolare le risposte emotive e a ridurre lo stress.

Tanti studi, un unico risultato

Secondo la letteratura scientifica, che può contare su decine di studi a supporto, il gioco è fondamentale per lo sviluppo dei bambini, già dai primi mesi di vita. Anche quando è molto piccolo, infatti, il bambino, da solo o stimolato dagli adulti, inizia a giocare, imparando così a conoscere sé stesso e il modo che lo circonda.

Quando diventa più grande, e va all’asilo e poi a scuola, il bambino continua ad imparare attraverso il gioco; per questo, quando si sceglie la scuola, è molto importante prendere in considerazione anche lo spazio che viene dato dagli insegnanti ai momenti dedicati alle attività ludiche, che non sono una perdita di tempo, ma una preziosa esperienza di crescita.

Come ha evidenziato anche uno studio effettuato nel 2011, che prendeva in considerazione bambini di diverse etnie provenienti da Stati Uniti, Australia e Norvegia, dalle risposte fornite al questionario assegnato ai partecipanti allo studio, i ricercatori confermano che il gioco avrebbe un ruolo fondamentale nel migliorare l’apprendimento, ma che molti insegnanti sottovalutano questa realtà.

Guided play, per apprendere giocando

Specialmente in una società come la nostra, dove i bambini hanno bisogno di essere coinvolti e stimolati e non restare soggetti passivi che “subiscono” l’insegnamento, il guided play, nella scuola dell’infanzia, ma non solo, potrebbe avere un ruolo primario nell’insegnamento.

Cos’è il guided play? Il guided play, o gioco guidato, consiste nel far giocare i bambini sotto la guida di un adulto. A differenza del gioco libero, dove il bambino compie le scelte in totale autonomia, con il guided play il bambino gioca in un ambiente predisposto per stimolare e supportare la curiosità e la creatività: mentre gli studenti interagiscono con i compagni e con i materiali a loro disposizione, l’insegnante prende nota di tutto quello che accade, e dei progressi effettuati, per pianifcare il passo successivo e all’occorrenza, interagisce con i bambini, per aiutarli nel loro percorso, ma senza imporsi.

Insomma  il guided play sarebbe una valida integrazione ad interminabili mattinate fatte di nozioni snocciolate a raffica, con bambini costretti a stare seduti per ore per cercare di imparare nozioni sì fondamentali, ma che vengono proposte in una veste poco attraente.

 
 

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