Questo articolo trae spunto da alcuni interessanti commenti su un post che ho scritto la settimana scorsa riguardante le notti delle mamme.
Diverse mamme, in modo per lo più carino, condividevano la descrizione che avevo fatto della tipica notte insonne delle mamme ma non erano affatto d’accordo che questo equivalesse ad essere felici.
In parte devo dar loro ragione perché non dormire alla lunga può portare conseguenze fisiche e mentali devastanti, ma a mio parere non è del tutto corretto.
Anche quella sofferenza, a mio avviso, corrisponde ad un momento di felicità.
Certo, tutti vorremmo dormire beatamente ogni notte.
Non essere disturbati dai nostri figli con richieste continue.
Riposare piacevolmente almeno sei ore filate.
Senza pensieri o problemi vari.
Avere dei figli che mangino le verdure, il pesce, le minestre.
Che non urlino.
Che non facciano i capricci.
Che non corrano continuamente ovunque rischiando ogni due secondi di sfracellarsi contro un termosifone.
Che siano bravi a scuola.
Che spengano la tv il momento in cui gli viene detto.
Che siano insomma perfetti.
Ma la vita non è perfetta.
Nessuno di noi lo è.
E allora dove risiede questa felicità?
Di certo la si riconosce lampante nei baci riconoscenti dei nostri figli, nei loro occhi profondi quando ci guardano con amore, nella loro contentezza quando sguazzano nella vasca.
Ma poi i figli vanno fatti uscire dall’acqua, asciugati, vestiti, bisogna preparare la cena, pulire il bagno e forse rispondere anche ad una chiamata di lavoro.
Qual è allora il confine che divide la fatica dalla felicità di quei magici momenti?
E se dicessi che il dolore può anche essere un piacere, cosa mi direste?
Che sono pazzo?
La malinconia, per esempio, è il piacere di essere tristi.
Nella tristezza e nel sacrificio si nasconde dunque già una porzione di felicità.
E se esiste nella tristezza esiste allora anche in altri momenti che ci sembrano esattamente l’opposto.
Come una nottata insonne. Esausti. Distrutti. A pezzi. Eppure, a nostra insaputa, felici.
Lo scopriremo più avanti.
Quando guardando indietro a questi anni e a queste giornate a volte così dure giungerà una forte malinconia a colmarci il cuore.
E sarà allora evidente come queste nottate siano legate così intimamente alla felicità, sentimento che a quanto pare si riconosce molto meglio a distanza che non da vicino.
Soprattutto troppo spesso facciamo in modo che essa dipenda da ciò che ci circonda.
Se ci capita qualcosa di buono tendiamo a pretendere di più, se ci capita qualcosa di negativo addirittura gli consegniamo la nostra serenità.
Eppure se si mescolano nelle giuste proporzioni piacere e dolore, mancanza e soddisfazione, serenità e timore la felicità , come un’isola, apparirà all’orizzonte.
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Giuseppe Pippi Tarantino
Gustavo Linguanti
Fabio Cazzaniga
Fabio Cazzaniga