Quando ero incinta mi dicevano che appena partorito, vedendo mio figlio, tutto sarebbe cambiato, che la fatica non mi sarebbe più pesata perché l’amore avrebbe mitigato tutto il resto. Mi raccontavano questa cosa e io ascoltavo, rapita da questa favola che mi ricordava tanto quella delle farfalle nello stomaco che dovresti sentire quando incontri il vero amore. Inutile dire che io le farfalle nello stomaco non le ho mai avute, non ho mai sentito le campane, né mi sono innamorata di mio figlio a prima vista.
Niente colpo di fulmine, niente illuminazione che cancella con un colpo di spugna fatica e preoccupazione, niente gioia infinita che ti fa dimenticare tutti, ma proprio tutti i dolori del parto. Niente spirito di maternità che ti investe di una visione nuova della vita e del mondo.
Poi succede che sono i figli stessi, in prima persona, ad insegnarti ad essere madre, a spiegarti che quell’amore tanto idealizzato non ha regole teoriche, perfette e immutabile. Ti insegnano che non c’è una madre perfetta in assoluto, ma una madre che si incastra perfettamente con il suo bambino. Che solo insieme si riesce a dare il ritmo giusto ad un rapporto tutto in divenire. Ascoltando il cuore di entrambi, ma anche le esigenze che madri e figli hanno.
Ci vuole tempo per capire che l’amore per un figlio non è sempre un amore perfetto, infuso dal primo giorno e immutabile. Ci vuole tempo per capire che quell’amore infinito, ci colpisce ogni giorno in momenti piccoli, piccoli, perfetti, brevi e solo nostri. Quei momenti fatti di abbracci stretti e di mondo che si ferma intorno alle mamme e ai loro figli. Di impegni che possono aspettare, ma solo per un po’. Di baci appiccicosi e piccini che ti fanno pensare a cosa è davvero importante ora, nella tua vita. Di semplicità che basta. Almeno per il tempo di quel momento piccolo, piccolo.
Un momento piccolo, che a me capita di avere la mattina, appena sveglia, quando dopo aver fatto tanta fatica per svegliarmi, mi dedico a coccolare mio figlio, a svegliarlo con dolcezza. Un momento in cui ci abbracciamo e in cui non penso a nulla se non a stringerlo forte, senza pensare all’orologio, alle scadenze, alle rotture che segneranno la mia giornata. Un momento in cui riesco a stabilire le priorità.
La maternità non è un amore perfetto, è un amore fatto di piccoli gesti, di quotidianità. Anche quando sei stanca ma poi ce la fai sempre a prenderti cura di tuo figlio. E ce la fai perché è lui che te lo chiede e lui sa sempre come fare. Perché farlo ti fa sentire forte, stanca, sfibrata, ma al tempo stesso piena di risorse. La maternità è un amore imperfetto: la maternità è prendersi cura del proprio bambino ognuno a modo nostro, in maniera grande, costante, sempre presente. Come possiamo, con i mezzi che abbiamo, ma con l’intenzione di fare sempre la cosa migliore per lui.
Ed è questo, secondo me, l’amore più perfetto che possa esistere al mondo.
Il video della settimana