La relatività applicata alla maternità

Ricordate il principio di relatività? Il principio di relatività stabilisce che le leggi di una teoria fisica debbano essere valide in ogni sistema di riferimento omogeneo.

Ok, ora prendiamo come sistema di riferimento omogeneo la maternità: siamo tutte mamme, no? Abbiamo tutte un bambino, no? O due, o tre, o non voglio sapere quanti…

Bene, io ho un figlio giusto un tantino vivace… una fatica immane vera. Ripetere le cose 57 volte inutilmente è la regola. Soffre di sordità selettiva, ovvero sente (e ricorda) tutto tranne quello che dico io. A meno che sia una parolaccia o una frase da non ripetere, ovvio. Non sta mai fermo, non è mai stanco, non sta mai zitto, non si fa mai gli affari suoi, interviene in qualunque discorso, di chiunque, alza le mani all’occorrenza, utilizza il turpiloquio con una certa disinvoltura e potrei andare avanti altre 37 righe in modo agevole.

Raccolgo sguardi di disapprovazione, scotimenti di testa, consigli non richiesti, commenti da chiunque e, da alcune madri persino osservazioni come: “io non so come tu faccia!” o “capisco perché non hai ancora fatto il secondo!”.

Però è tante altre cose meravigliose, è un bambino speciale ed è il mio bambino. Bon. Alla domanda: “com’è?”, io ho sempre risposto e rispondo tuttora: “Mah, sì, un po’ vivace, ma insomma… è un bambino!”. Non ho mai detto frasi del tipo: “Attila era un putto biondo e paffuto a confronto!” o “uno tsunami è un leggero moto ondivago paragonato a lui” o ancora “l’uragano Katrina in rapporto è una brezza marina che soffia da ponente”.

Mai.

Alla mia affermazione distratta sulla moderata vivacità di mio figlio, non vi dico le volte che mi sono sentita rispondere cose del tipo: “Aaaaah beata! Il mio non si tiene!” “Il mio non sta mai fermo!” “Il mio è ingestibile!” “Il mio non ha regole!”

Ma chi?! Chiiiiiiii???????!!!!!!! Quel peluche?

Quella specie di soprammobile? Ma lo spolveri? Sicura che se lo scuoti non scenda la neve? O che se fa caldo non cambi colore?

Un po’ come alla domanda: “Ma il tuo… mangia?” “Bah… sì, tutto sommato, a modo suo…” E via con affermazioni del tenore: “Beata! Il mio no, starebbe 3 giorni senza toccare cibo!” Però pesa 15 kg più del tuo ed ha 6 mesi meno… “Il mio mi fa ammattire, non mangia neanche un etto di pasta!” Neanch’io a dire il vero…

“Dorme?” “Sì, abbastanza…” “Beata te, il mio alle 9 del mattino è già un grillo!” “Ma va a letto tardi?” chiedi, pensando che allora il problema si possa annidare lì, visto che alzarsi alle 9 non è esattamente qualificabile come una levataccia… “Parecchio! Alle 20.45!”

Mori!

Durante lo svezzamento ricordo una conversazione surreale in acqua, al mare, con una sconosciuta, che mi ricordò, appunto, il principio di relatività. Madre, a me estranea, indicando mio figlio:
“Gli piacciono gli omogeneizzati?” “Abbastanza… credo…” dissi io, che non so mai bene che dire agli estranei che entrano a gamba tesa nella tua vita. “Il mio non ama quelli di frutta. Non so come fare!”, disse. “Ah, interessante (?!)” “Ne mangia pochissimi. SOLO 2 e mezzo a merenda.”

Il mio ne mangiava mezzo al giorno le poche volte che glielo davo. E mi pareva perfettamente normale.

Einstein, amico, io te lo dico: te, se avessi parlato con le amiche della tu’ moglie, avresti elaborato la tua teoria 20 anni prima.

E meglio.

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