Avere un figlio disabile, affetto da disabilità di qualsiasi tipo e grado, è sempre una grande sofferenza per i genitori, anche se molti riescono a mantenersi forti, nascondendo le proprie fragilità. Ci sono alcune frasi, però, che non bisognerebbe mai dire a una mamma che vede il proprio piccolo convivere con la sua malattia.
“Non ti arrendere”
Una delle cose da non dire alla madre di un bimbo disabile è sicuramente “Non ti arrendere“. Non c’è niente di più penoso che sentirsi incoraggiare da chi non sa quanto grande sia questa sofferenza.
Per una donna, che sa meglio di chiunque altro cosa voglia dire resistere e lottare giorno dopo giorno insieme al suo bambino, questa frase (apparentemente innocua) è tutto fuorché incoraggiante. Non esprime empatia, non mostra sensibilità ma è solo un modo trasversale per dire “mi dispiace per te”: di male in peggio…
Un figlio è un dono inestimabile, è la prova tangibile che l’amore vero esiste eccome, è la vita stessa. La madre con un figlio disabile si sente profondamente innamorata di suo figlio come la maggior parte delle madri del mondo. Perché dispiacersi per lei?
“Non so proprio come fai”
Una frase del genere è spiazzante perché per una madre è naturale prendersi cura e preoccuparsi del suo bambino, sia che stia bene oppure no. Ecco come fa la madre di un bimbo disabile ad andare avanti. Proprio come fai tu. Con amore.
Nulla diventa troppo pesante o impossibile, la stanchezza cede il passo al benessere di chi si ha nel cuore e le cose si fanno perché è la natura stessa dell’amore che lo impone, non perché si è dotati di qualche potere straordinario.
Come recita un antico proverbio popolare, in queste situazioni “le parole migliori sono quelle che non si dicono“. Pertanto, se una vostra amica ha un figlio disabile con diverse abilità, evitate qualunque tipo di apprezzamento ma preferite mostrare il vostro sostegno in altri modi: molte volte un abbraccio vale più di tante inutili frasi.
Il video della settimana
Quanto è vero quello che è scritto qui. Una mamma non si arrende MAI, a meno che il fisico non ceda, come è successo a me che mi sono presa cura del figlio disabile con una malattia genetica da sola per 34 anni. Il fisico ha ceduto e sono stata costretta ad inserirlo in un istituto dove ha vissuto per sei mesi, perchè i consigli di una “semplice” mamma non vengono ascoltati da chi ha studiato una pagina più del libro. Fatto sta che il mio “angelo” ha lasciato questo mondo all’età di 35 anni……