“Papà quando mi cresce il pisello?” fa Pulce, la mia figlia treenne.
“Cheee? Ma no Pulce, il pisellino alle bambine non cresce”
“Perché non cresce?” Io voglio il pisello!”
“Ma no, cosa dici… il pisellino cresce solo ai maschi”
“Perché cresce solo ai maschi?”
“Non è che cresce..cioè si.. vabbè lasciamo stare, non cresce…”
“Perché non cresce?”
“O cavolo Pulce alle bimbe non cresce e basta”
“E cosa cresce alle bimbe?”
Capite bene che la situazione non è stata di facilissima risoluzione. È continuata all’incirca per altri dieci minuti. Dieci minuti in cui la Pulce, attraverso mille domande, ha messo in seria discussione tutto quello che sapevo su genetica, religione, etica e filosofia.
L’unico modo per uscirne è stato fare io a lei una domanda:
“Pulce ti va un biscotto alla cioccolata??”
E mi sono salvato.
Non so i vostri, ma i miei figli sono dei grandissimi “domandari”.
Sono cioè in grado di produrre un altissimo numero di domande in un arco di tempo brevissimo.
Domande che vengono ovviamente ripetute incessantemente fino a quando non ricevono una risposta adeguata.
Naturalmente questo accade quasi sempre mentre siamo impegnati in attività che richiedono una grande attenzione come scolare la pasta bollente, oppure avvitare il rubinetto che perde, parlare al cellulare di un lavoro urgentissimo, oppure ancora, la più classica delle classiche, seduti in bagno in una pausa contemplativa.
Alcune volte si accetta la battaglia delle domande e si prova a rispondere, altre volte invece la pazienza si esaurisce e si cerca di svicolare in tutti i modi, ben sapendo che qualsiasi tecnica risulta comunque vana vista la loro insistenza.
Quando però le domande diventano imbarazzanti il nostro lavoro diventa molto più complicato.
“Papà posso farti una domanda?” mi fa il primogenito seienne Sgnappo mentre cambio una lampadina fulminata nel lampadario in salone.
“Certo amore” credendo possa chiedermi di elettricità, di luce, nel peggiore dei casi di relatività ristretta.
“Cos’è la masturbazione?”
“Cheeee??Chi?? Dove l’hai sentito?”. E per poco non cado dalla scala.
Molte volte sentono queste parole da altri, dai fratelli più grandi dei loro compagni di scuola, dalla televisione, o da noi, che senza accorgerci della loro presenza, parliamo di certi argomenti.
Credete sia finita?
Eccolo ancora chiedere alla mamma con fare dolce e amorevole:
“Mamma, se papà muore ti risposi?”
Cose che mettono allegria insomma… E davvero credo che i bambini siano gli unici a poter parlare di certi temi con una leggerezza ed una purezza unica.
E allora ben vengano le domande.
Di qualsiasi tipo: normali, complesse, e persino quelle imbarazzanti.
È sempre un’occasione per spiegare loro, nei limiti del possibile, qualcosa di nuovo.
Prima che siano loro a spiegarlo a noi…
Il video della settimana
E’ un classico la domanda di una figlia per un papà “Perchè io non ho il pisello?”
Giuseppe Zaza……ah ah ah!!!!