Maternità: da obbligo sociale a scelta individuale

Se un tempo diventare madre era una sorta di obbligo sociale, oggi il concetto di maternità si è profondamente evoluto, fino a essere considerato una scelta individuale, che prescinde da qualsiasi imposizione esterna.

La maternità in Italia può essere sintetizzata da due aggettivi: bassa e tardiva. Da un lato, infatti, si è assistito a un calo significativo del numero di eredi messi al mondo da ciascuna donna: mentre nel 1946 si avevano in media 3 figli, nel 2014 le mamme hanno 1,39 figli a testa; dall’altro, invece, le donne procreano in età sempre più avanzata (non a caso il nostro Paese ha guadagnato il primato in Europa per il maggior numero di mamme over 40). In merito a quest’ultimo dato l’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) ha rilevato che esso è strettamente legato a diversi problemi di natura lavorativa:

1 – le donne trovano un’occupazione stabile solo dopo una certa età;

2 – dopo il parto è difficile mantenere il posto di lavoro;

3 – la maternità è difficilmente conciliabile con le esigenze professionali.

In passato chi non diventava mamma non era una vera donna.

Per secoli la donna è stata indissolubilmente legata alla propria funzione generativa: il suo unico compito, in altri termini, era quello di procreare e di accudire i figli e il marito. Nell’antica Grecia, per rimarcarne il ruolo subalterno, le donne dovevano vivere obbligatoriamente nel cosiddetto gineceo, ovvero un luogo separato della casa. In epoca romana, d’altra parte, sotto l’imperatore Augusto, le mulieres erano costrette ad avere almeno tre figli ciascuna. Con l’avvento del Cristianesimo poi, se possibile, le cose peggiorarono: la donna, considerata la diretta discendente della tentatrice Eva, per risollevarsi da questa condizione doveva occuparsi esclusivamente della procreazione e dell’accudimento della prole. Coloro che sfuggivano a questo destino venivano tacciate di stregoneria e condannate al rogo. È a partire dall’Ottocento che le cose cominciarono a cambiare: sorsero, infatti, nel corso del XIX secolo i primi movimenti femministi. All’indomani della Prima Guerra Mondiale arrivano le prime conquiste in termini civili e giuridici, ma sarà solo negli anni settanta del 900 che le femministe cominciano a rivendicare il diritto di ciascuna donna di avere il controllo della propria esistenza, non escluso l’ambito sessuale. Da questo momento in poi, finalmente, la donna comincerà ad essere considerata tale a prescindere dalla propria capacità riproduttiva.

 

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