Quasi nessuno di noi ha ricordi nitidi dei primissimi anni di vita. In gergo scientifico si chiama “amnesia infantile”. Tradotto in linguaggio comune, si tratta di tutte le esperienze vissute fino ai 3 anni circa che, con la crescita, sembrano scomparire e venire dimenticate, assieme alla nostra memoria di quegli anni.
Eppure la scienza ci dice che non è così: secondo una recente ricerca condotta da un team di esperti del Center for Neural Science della New York University, proprio i primissimi anni di vita sarebbero quelli più importanti per allenare il cervello a ragionare, ad accogliere gli stimoli, ad imparare a ricordare.
La memoria nei primi anni di vita? C’è eccome, ed è fondamentale!
La memoria, dunque, farebbe i passi più importanti e decisi verso il corretto sviluppo proprio quando, a prima vista, sembrerebbe addormentata e poco presente.
Sempre secondo il team di ricerca, non è affatto vero che i ricordi vengono dimenticati: i momenti vissuti durante i primi anni di vita rimarrebbero accantonati in un luogo remoto della nostra memoria e, se sollecitati a dovere, sarebbero in grado di riemergere chiaramente col passare del tempo.
Da questa ricerca, quindi, è possibile dedurre l’importanza per un bambino di essere sollecitato il più possibile per esercitare il cervello e stimolare le capacità neuronali legate principalmente al rafforzamento della funzione della memoria.
Come avere una memoria di ferro?
Con tutti gli strumenti possibili: favole, per allenare l’immaginazione, filastrocche, per stimolare la ripetizione e la memoria, giochi manuali, per favorire gli automatismi delle connessioni motorie, nuovi volti per allenare la memoria fisionomica, e tanto altro ancora.
Allo stesso modo, anche allenare i sensi di vista e linguaggio, nei primissimi anni di vita, è cruciale per favorire un loro sviluppo più deciso e solido nel tempo.
Mamme, il messaggio è chiaro: spegnete la tv e stimolate i vostri piccoli con numerose attività. La loro memoria di ferro ringrazierà!
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