Io non ci credevo che davvero i bambini potessero insegnarci qualcosa. Non ci credevo nonostante abbia letto, riletto e mi sia pure tatuata il serpente che ha mangiato l’elefante de Il Piccolo Principe. Non ci credevo ma è così, ed è qualcosa che suona davvero molto simile “all’essenziale è invisibile agli occhi” di Saint-Exupéry. È qualcosa di così semplice che davvero non mi spiego come facciamo a dimenticarcene così spesso.
La semplicità è dei bambini e il mio di bambino mi ha insegnato che complicarsi la vita è un inutile spreco di tempo, perché la vita, così come l’amore, è qualcosa di molto semplice.
La felicità è una cosa semplice se solo sapessimo guardare nella direzione giusta. Ci sono cose giuste e cose sbagliate, le cose giuste ci fanno essere felici, quelle sbagliate no, ci rendono tristi, aggressivi, pensierosi, stressati. E le cose giuste sono anche quelle più facili da avere, sono i sorrisi di chi amiamo e che diamo sempre per scontati, avere dei sogni, magari senza riuscire a realizzarli, ma continuando comunque ad averne, un divano comodo formato famiglia, avere la possibilità di scegliere della nostra vita perché, finché si ha possibilità di scegliere, nulla è perduto.
Mio figlio mi ha insegnato che la vita passata a far su e giù dalle montagne russe, con amori che vanno e vengono e quei facili entusiasmi e gli improvvisi avvilimenti che si lasciano dietro, non sarà mai emozionante quanto un abbraccio di un bambino che crede che tu sia la persona migliore al mondo. Ho imparato che l’amore può davvero tutto: che il mio bacio potente cura tutte ferite e il mio abbraccio caccia i mostri da sotto il letto.
Ho imparato, e non ci credevo, di avere una pazienza inesauribile e sangue freddo quando serve. Ho imparato che tutto passa, ma anche che tutto si può imparare, anche a cambiare pannolini, insegnare ad un bambino come fare la pipì da solo e preparare un passato di verdure senza far esplodere la cucina. Ho imparato i nomi di tutti i supereroi mai esistiti, che i cartoni russi non sono affatto male e che, saltare in pozzanghera di fango è il gioco più divertente che c’è al mondo. Non solo per Peppa Pig.
Mio figlio mi ha insegnato che si può essere felici con poco, che la tenerezza può più della passione e che il mondo è pieno di cose belle se solo non si perde quello sguardo disincanatato che gli adulti, tutti gli adulti, hanno. Mi ha insegnato che madre non si nasce e che l’amore a prima vista, tra madre e figlio, non esiste quasi mai. Esiste, come in ogni rapporto d’amore, una conoscenza lenta e graduale, fatta di scambi, compromessi, sacrifici e, manine grassottelle e baci appiccicosi.
Mi ha insegnato che essere stanche, lamentose e annoiate non è sinonimo di madre degenere, che si può essere una brava mamma anche continuando a prendersi cura di se stesse, come donne prima che come madri, ma soprattutto mio figlio mi ha insegnato che l’amore non è questione di quantità, ma solo di qualità.
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