Ammettiamolo, quanti di noi si sono piazzati davanti al faccino dell’ultimo arrivato in famiglia e giù di boccacce, smorfie e sorrisetti, talvolta, anche un po’ ebeti? Più o meno tutti ci siamo passati e la convinzione è sempre stata quella che “Oh! Guarda, Carletto mi imita!”, trasecolanti e con la gioia nel cuore, abbiamo creduto che il piccolino imitasse i nostri gesti, e allora via, rincariamo la dose di linguacce e occhi storti. Attenzione però, perché è arrivata una nuova ricerca che farà crollare i miti di una vita.
A disintegrare le nostre credenze sulla capacità emulativa degli adulti da parte dei neonati è una psicologa, la dott.ssa Janine Oostenbroek, che col suo team dell’University of York, ha condotto uno studio pubblicato sul Current Biology. Dallo studio sembra emergere che la capacità del mimare non sia innata nei neonati. Tutto nascerebbe, infatti, da un equivoco.
Il neonato imita mamma e papà? Assolutamente no!
Il punto è che il genitore, o comunque l’adulto che si pone davanti al bambino, fa per lo più boccacce, cosa che il bambino farebbe già appena nato ben prima di incrociare le buffe smorfie dei suoi cari, e non per emulare.
Basterebbe quindi osservare il bambino appena nato e prima che incontri gli adulti, contando dunque le sue smorfie, per evincere che non ci imita ma bensì che agisce, secondo le ipotesi più accreditate per sottolineare le sue emozioni davanti alle novità a cui si trova di fronte.
Ma non è tutto. I ricercatori inglesi hanno evidenziato anche che a questo punto sarebbero gli adulti a imitare il bambino, riproducendo quelle che sarebbero le sue smorfie, convinti che siano loro a essere imitatati.
Insomma, il discorso potrebbe sembrare un po’ contorto, ma in realtà non lo è poi troppo se si prende per vero l’unico assunto, cioè che il neonato non sarebbe in grado di emulare gli adulti ma agirebbe per un proprio istinto e con ben altre motivazioni.
Come si dice, l’importante è che sia sano, tutto il resto son dettagli!
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