Paolo Valerio, professore ordinario di Psicologia Clinica presso l’Università Federico II di Napoli, in una recente intervista rilasciata al quotidiano torinese “La Stampa”, ha offerto ai lettori una valida definizione di identità di genere e ha spiegato quanto sia importante insegnare la diversità ai bambini, al fine di favorire la costruzione di una società “inclusiva”, ovvero priva di pregiudizi e di stereotipi.
Da anni il professor Valerio svolge studi approfonditi sul concetto di identità, che egli ritiene essere un processo dinamico-adattivo, ovvero in costante evoluzione; sono, infatti, numerosi e mutevoli i tentativi di adattamento dell’individuo al mondo esterno.
Relativamente all’identità di genere poi, che si forma intorno ai 2-3 anni, egli ritiene che essa risulti da una fusione di diversi fattori: biologici, psichici e socio-culturali. Ciò significa che non sempre apparato sessuale e orientamento sessuale corrispondano, ma a causa di un contesto culturale ancora patriarcale ed etero normativo, non è facile esprimere con serenità la propria vera identità.
Sconfiggere gli stereotipi attraverso un percorso educativo specifico
Proprio per questo motivo Valerio ritiene che sarebbe necessario mettere a punto un percorso educativo ad hoc che sia in grado, a partire dalla scuola primaria, di liberare la mente dei bambini da tutti quegli stereotipi che, inevitabilmente, generano pregiudizi. In particolare lo psicologo è del parere che gli stereotipi agiscano in senso de-umanizzante, in quanto veicolano i rapporti sociali sulla base di categorie predeterminate e non sulla conoscenza reale dell’altro.
A tal fine è necessario insegnare ai più piccoli che le differenze tra gli individui (sessuali, religiose, etniche, ecc), lungi dal creare distanza e diffidenza, rappresentino una risorsa fondamentale per l’arricchimento del singolo.
Il suggerimento del professor Paolo Valerio, volto a favorire la realizzazione di percorsi scolastici di educazione alle differenze, sembra cadere a pennello all’indomani del cosiddetto Family Day, in cui politici e gente comune hanno tentato di difendere la cosiddetta famiglia tradizionale, ignorando che il binarismo di genere, oggi come oggi, è solo una delle tante realtà possibili.
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