“Non ti voglio più”, urla la vicina al figlio piccolo e mi si stringe il cuore, perché lo so che i bambini possono essere devastanti e un genitore perdere il controllo, ma non così santo cielo, non con quella voce rabbiosa dal profondo irrisolto.
No, questo non si dovrebbe fare perché il piccolo, di cui so il nome e con cui scherzo quando incontro nelle scale, non sa elaborare questa violenza verbale ed ora piange a dirotto chiedendo di lei, chiedendo della tenerezza della mamma, ma lei no, lei continua inesorabile a punirlo con quelle stupide grida e mi chiedo quanto male possa mai aver provocato questo bambino.
Ed ora questa donna che usa solo tacchi altissimi per sentirsi più bella, questa madre che pone così tanta attenzione al suo aspetto fisico, si svuota di fronte all’unica cosa importante che forse ha nella vita e non credendo sia sufficiente. Gli urla anche di sparire, di sparireeee, non lo vuole più come figlio e le parole orrende passano attraverso i piani, i muri, le scale, e qualcuno si affaccia preoccupato anche al balcone.
Non dovrei giudicare, non bisognerebbe mai giudicare questi casi, perché anche io con i miei figli mi sono comportato male in alcuni casi, anche io ho perso la pazienza, eppure non così in fondo, non per così a lungo.
E allora mi verrebbe voglia di scendere giù al primo piano e dirle di piantarla, ricordarle che suo figlio è solo un bambino, e le sue urla sono solo grida di frustrazione per qualcosa che non ha nulla a che vedere con il ragazzino. Anche questa è violenza. Anche questa è crudeltà. Non c’è bisogno di colpire. Un bambino lo si può ferire anche solo con le parole. Con i sensi di colpa. Con un mancato perdono.
E poi quando sto per aprire la porta di casa e scendere, quando decido che devo fare qualcosa tutto improvvisamente si acquieta. E rimango bloccato. Nell’attesa di un suono, di un movimento.
Ma più niente.
E mi auguro solamente che sia stato un abbraccio. Che sia arrivato un bacio. Che la madre sia finalmente tornata in sé.
E sia arrivato il perdono che ogni figlio si merita.
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