L’universo linguistico dei bambini è affascinante e in continua evoluzione. Da quando il neonato pronuncia le sue prime sillabe, fino a quando acquisisce un linguaggio compiuto, articolato e comprensibile, ci sono tappe quotidiane che rendono i genitori pieni di orgoglio, ma che, a volte, possono anche preoccupare.
“Mio figlio starà rispettando le tappe della crescita?”, “Come mai balbetta?”, “Perché non pronuncia ancora la erre?”. Queste sono solo alcune delle domande che i genitori potrebbero porsi di fronte a espressioni linguistiche potenzialmente “a rischio” dei propri figli. Ecco che nel libro di Claudia Azzaro, Parlare…che fatica! sono presentati piccoli trucchi, non invadenti, per stimolare i piccoli a parlare, e per aiutare a riconoscere precocemente quale sia il momento giusto per rivolgersi a uno specialista: otorino, neuropsichiatra, oculista.
Stando all’autrice del libro, uno dei modi migliori per stimolare il linguaggio nei bambini, è quello delle “domande doppie”. Quando chiediamo qualcosa, non limitiamoci a fare la domanda, ad esempio “vuoi la pasta?”, ma offriamo al bimbo la necessità di comunicarci la sua scelta, ad esempio “vuoi la pasta o il riso?”. Con questo piccolo trucco il bambino amplierà il suo vocabolario, verrà aiutato nella scelta e si sentirà importante.
Anche quello dei “pupazzi parlanti” è un ottimo metodo per stimolare il linguaggio dei bambini, oltre che la loro fantasia. Ecco quindi che, dialogando con il proprio pupazzo preferito, il bimbo si sente libero di esprimersi al meglio. Inoltre, come sottolinea l’autrice: “di solito i bambini amano invertire i ruoli, così che, almeno nel gioco, possano comandare, rimproverare, decidere, coccolare”.
Anche la stimolazione al dialogo attraverso il nesso causa-effetto è un buon metodo per introdurre i bambini al racconto. E così, alla domanda “perché il bambino piange?”, al piccolo verrà naturale rispondere “perché si è fatto male”. Con la crescita, piano piano, si arriverà al racconto completo, del cartone preferito o della propria giornata all’asilo o a scuola. A tale proposito, sarebbe bene evitare domande dirette del tipo “cosa hai fatto a scuola oggi?”. Il bimbo può eludere facilmente la risposta, con un generico “ho giocato”. Lasciate che sia lui stesso a voler raccontare le proprie esperienze, magari durante la cena o durante una passeggiata!
Questo libro, insomma, è un vero e proprio manuale sotto forma di conversazione, che si rivolge ai genitori, cercando di tranquillizzare le loro naturali ansie. Ma, allo stesso tempo, è dedicato ai bambini, perché spinge gli adulti a comprendere il loro mondo linguistico, come si sviluppa e perché, a volte, si blocca.
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