Tutti noi abbiamo dei ricordi dei Natale della nostra infanzia. Di quanto ero un bambino mi ricordo:
- il vero albero di Natale che arrivava a toccare il soffitto di casa e che a me sembrava veramente enorme;
- l’odore dell’albero di Natale e gli aghi che si perdevano nei giorni successivi fino all’Epifania;
- i sassi raccolti al mare per tenere fermo il tronco dell’albero;
- le decorazioni a forma di uccellino che avevano delle pinzette al posto delle zampe per attaccarsi ai rami;
- un gruppo di palle di Natale non infrangibili che si riduceva ogni anno perché ne cadeva sempre almeno una;
- il fiumiciattolo del presepe fatto con il foglio di alluminio da cucina;
- la neve del presepe simulata con la farina;
- le montagne del presepe costruite con la carta colorata rigorosamente da stropicciare prima per dare l’idea della roccia;
- la statuina del pastore seduto sulla staccionata che suona il flauto;
- le lucine dell’albero inserite fin dentro la capanna per illuminare anche il presepe.
Qualche giorno fa ho rivissuto parte di quelle emozioni attraverso gli occhi di mia figlia quando abbiamo addobbato l’albero di Natale e fatto il presepe tutti e tre insieme. Stupidamente mi sono anche sorpreso di tutto quell’entusiasmo.
Mi sono reso conto che come adulti abbiamo veramente bisogno dei bambini per rivivere certe magie ed atmosfere. E, non ultimo, per trovare una risposta alla domanda di come riesca Babbo Natale a passare dal nostro camino stretto stretto o ad entrare nelle case che non hanno un camino.
Ci sembrerebbe veramente folle, o senza tutte le rotelle a posto, un adulto che credesse ancora a Babbo Natale. Lo stesso dovrebbe valere, al contrario, per i bambini, ai quali dovremmo garantire per i primi anni della loro vita un po’ di quella magia in questa strana, in questo caso folle davvero, corsa a volerli vedere grandi prima del tempo e, quindi, come piccoli adulti che sanno già “come va la vita” e che Babbo Natale non esiste.
Il vero errore non è aver fatto pensare loro che esistano le fate ma, al contrario, di non averglielo mai fatto credere.
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