Sottrarre l’infanzia a un bambino, equivale a violarne l’anima, a privarlo della propria personalissima età dell’oro e a negargli qualsiasi diritto: la vita, la salute, la protezione, l’istruzione, ecc. Il tutto può essere riassunto in un unico grande impedimento: ovvero quello di essere felici. Questo è quanto succede a tutti i minori che vivono in Paesi devastati dai conflitti armati.
Nascere tra le bombe equivale a non conoscere realtà alternative, come se la distruzione, le macerie, il sangue, l’abbandono e la costante paura di morire siano l’unica vita possibile. Mette i brividi il pensiero che questi innocenti non possano rifugiarsi in un ricordo gioioso, che riscaldi loro il cuore e che li faccia evadere da una realtà insostenibile.
Il video dell’Unicef
Il video realizzato dall’Unicef, in un drammatico montaggio alternato, mette a confronto le dinamiche di vita dei bambini più fortunati con quelle dei minori che vivono in un Paese in guerra.
Nel primo caso vediamo i piccoli, come è giusto che sia, correre e divertirsi in un parco cittadino, protetti dall’amorevole sguardo dei propri genitori; nel secondo, invece, i bambini vivono una situazione di totale abbandono e si trovano a dover affrontare situazioni più grandi di loro (un cecchino con un fucile pronto a sparare, una strada solitaria da percorrere tra binari morti che non si sa dove condurrà, una scuola bombardata) e per le quali non hanno difese mentali adeguate.
Come può, del resto, un bambino intendere la follia assassina e la crudeltà degli esseri umani in una fase della vita in cui i sogni e la realtà ancora si fondono in un magico pensiero? Eppure le bombe e la morte riescono a distruggere l’incanto, impedendo loro di immaginare un futuro diverso, in cui esistono i parchi, le giostre e la protezione amorevole dei genitori.
Insegnate ai vostri figli ad apprezzare ogni singola gioia e non abbiate paura di raccontare loro che esistono luoghi sulla Terra in cui ai bambini è impedito di essere felici. Forse impareranno a essere meno capricciosi e più consapevoli della loro fortuna.
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