Alla Pulce, la mia figlia quasi treenne, piace molto giocare col mio naso. Il mio non è uno di quei nasi insignificanti che annoiati guardano verso l’alto. Direi piuttosto che ha una sua importanza ed è perfetto per poggiarci gli occhiali quando leggo.
Il mio naso cresce di anno in anno. Come la Pulce.
Alla Pulce piace molto ispezionarne l’interno. Per farlo mi sale sulle gambe e con l’occhio sinistro si spinge fin quasi dentro la narice. Poi voltandosi controlla anche l’altra. Come potesse trovarci chissà cosa. La Pulce allora mi guarda e sorride. Come a dirmi: “Che naso hai…”
Alla Pulce piace suonare il mio naso. Per suonarlo occorre stringerlo due volte. Quando lo fa pretende che io emetta un suono. Il suono che devo riprodurre è simile a quello di una trombetta. Questa abitudine è nata quando lei era molto piccola. L’ho fatto qualche volta per divertirla, e da allora le è rimasta appiccicata addosso.
Se non emetto questo suono, indipendentemente da quale sia la situazione, indipendentemente appunto se sia al telefono, davanti alla tv, se stia mangiando o facendo altro, la Pulce si arrabbia molto. In quei casi lo suona di nuovo, ma più forte.
La Pulce ha mani che sono morse d’acciaio. È in grado di spezzare un setto nasale in un attimo. Così, anche se sono al telefono per lavoro, la accontento e faccio il suono da trombetta.
E lei è contenta.
La Pulce inizio a capirla. Certo ha un bel caratterino. Si storce facilmente, a volte non saluta. A volte si arrabbia senza motivo. La Pulce, si sa, può essere iena.
Ma basta che lei suoni il mio naso. Basta che lo prema due volte, ed un sorriso incantevole le si affaccia sul viso. Allora ci intendiamo a meraviglia.
Tra di noi va così… a volte è solo una questione di naso.
Il video della settimana
Arcangelo Pecoraro