Da Sarajevo arriva una notizia emozionante quanto esplicativa della semplicità, del naturale altruismo e della bontà pura dei bambini, nonché della lungimiranza di certi insegnanti.
Zejd è bosniaco, a sei anni, ed è un bambino sordo dalla nascita. Ebbene, giunto l’anno di dover andare a scuola, sua madre lo ha voluto inserire in una classe “normale”. Che è successo a questo punto? Anziché venire emarginato dai suoi amici e compagni perché portatore di una sorta di “handicap”, proprio questo suo deficit gli ha permesso una reale (verrebbe da dire “normale”) integrazione all’interno della sua classe.
E questo perché tutti i compagni, per comunicare con lui e farlo sentire meno solo, hanno imparato il linguaggio dei segni!
Su iniziativa della maestra, Sanela Ljumanovic, tutti, compresa lei, hanno imparato quella “strana lingua” per coinvolgere il piccolo Zejd nelle lezioni e nella quotidianità scolastica. E giorno dopo giorno per i bambini è diventato naturale “parlare” con Zejd.
Questa fantastica iniziativa ha permesso a un bambino sordo di integrarsi, di non sentirsi diverso, e a tutti gli altri bambini di imparare una cosa nuova. Come racconta la madre del bimbo: “Ora Zejd è felice, motivato e va a scuola volentieri”.
Ecco un ottimo esempio di come le diversità uniscano, anziché dividere, e offrano una reale possibilità di crescita per ognuno. Zejd, giorno dopo giorno, sta imparando a leggere le labbra degli altri e i suoi compagni stanno insegnando il linguaggio dei segni anche ai loro famigliari!
Non c’è episodio migliore, quindi, per parlare di integrazione e per capire come ai bambini poco importino le differenze.
Tutti noi, anche da adulti, dovremmo imparare continuamente dalla semplicità e dal naturale altruismo dei bambini. I nostri piccoli sono una risorsa inestimabile e, se guidati con la consapevolezza di un adulto responsabile, possono davvero stupire con le loro azioni!
Il video della settimana
Lingua dei segni, non linguaggio.