Ci sono argomenti che non sono mai semplici da affrontare, soprattutto quando ci tocca spiegarli ai bambini: la donazione degli organi rientra fra questi. Si tratta tra l’altro di una questione talmente seria e delicata che non va trattata con leggerezza, dato che da questa pratica dipendono i destini di persone che lottano per restare in vita e le cui storie si incrociano, spesso tristemente, con quelle dei donatori.
I bambini sono perfettamente in grado di comprendere concetti tanto complicati, ma comunque tocca a noi adulti trovare il modo di raccontarli loro in maniera comprensibile e soprattutto non traumatica.
In Giappone ha preso il via un progetto che ha lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della donazione degli organi, con un occhio particolare ai bambini.
Donare gli organi è come aggiustare un giocattolo rotto
Il progetto, che si chiama Second Life Toys, nasce dall’esigenza di richiamare l’attenzione sulla carenza di donatori di organi e dunque sul basso numero di trapianti eseguiti nel paese del Sol Levante. Si potrebbero salvare molte più vite, insomma, se solo la gente fosse più consapevole: l’opera di sensibilizzazione, dunque, parte dai più piccoli per arrivare fino agli adulti.
Second Life Toys esemplifica la donazione degli organi tramite l’utilizzo di giocattoli rotti che, grazie al “trapianto” della parte rovinata, possono riacquistare nuova vita. In pratica, l’associazione ha lanciato tramite il suo sito una raccolta di giocattoli rotti e bisognosi di un trapianto e di altri giocattoli che invece possono fare da “donatori”, facendo sì che i primi vengano riparati per la gioia dei loro proprietari.
Piccoli donatori di giocattoli per crescere consapevolmente
I donatori di giocattoli da cui verranno estratti gli “organi” (le parti) che salveranno il giocattolo che necessita di un trapianto riceveranno poi una lettera e una foto del gioco che, grazie al loro gesto, vivrà una seconda vita. I bambini, in questo modo, potranno toccare con mano cosa vuol dire donare un organo e, insieme a esso, una speranza di vita a una persona meno fortunata.
Ovviamente in questo gioco non sono coinvolti solo i bambini ma anche i loro genitori. Il progetto è dunque un’ottima maniera per insegnare un concetto difficile ai più piccoli nel modo più immediato e concreto che conoscano, cioè giocando, e anche per sensibilizzare gli adulti su un tema tanto importante.
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