Uffapapà costretto, cause circostanze esterne, a portare Sgnappo ad una festa di classe pensa di cavarsela con poco.
Crede si tratta di mezzora, quaranta minuti al massimo. Ha pianificato, la iena, di delegare il controllo del figlio a qualche altra mamma presente.
La borsa da tennis è in macchina. È pronto a fuggire non appena sarà possibile. Ma le condizioni sono avverse. Una mamma prevista al suddetto compito ha lo stesso diabolico piano e lo attua prima di lui. Si allontana lasciandogli addirittura l’ingrato compito di controllare anche il suo di bambino. Uffapapà è fregato. Con due due mocciosi da seguire è impossibile filarsela.
Per distrarsi tenta pallidi approcci di conversazione sulla scuola, il cibo e le prossime vacanze ma alla fine finisce per ritrovarsi accasciato su una sedia di plastica gialla. Ogni tanto si alza per separare piccoli litigi, per riempirsi il piattino di patatine o per sgranchirsi le gambe. Ogni tanto qualche mamma si avvicina chiedendo informazioni sulla moglie Rucola. Uffapapà bofonchia qualche giustificazione, accennando una vaga risposta simpatica che la Pulce di qua e la Pulce di là, ma dai loro volti è evidente la grande delusione. Il cambio di genitore non è di loro gradimento.
Poi accade l’imprevisto. Un bambino dalla faccia molto antipatica, che Uffapapà deve aver visto già in qualche altra occasione ma di cui non ricorda il nome, gli si avvicina chiedendo di giocare a calcio. Uffapapà vorrebbe dire no. Vorrebbe continuare a bere la coca cola annoiandosi in santa pace. Tutte lo mamme lo stanno però osservando. A quanto pare è l’unico maschio adulto della festa. Ed i bambini maschi vogliono proprio lui. Uffapapà non ha alternative.
Si alza con un’espressione infastidita, prende il pallone ed inizia a giocare con i mocciosi sul giardino al lato. Alle prime mostra noia ed indifferenza, ma dopo dieci minuti è proprio lui ad urlare a squarciagola “Goooool” correndo con le braccia alzate come un pazzo scatenato.
Le stesse mamme che prima lo guardavano infastidite per la sua passività ora lo osservano altrettanto seccate per aver degenerato la festa in un caos totale.
Giunge la sera. Il torneo organizzato da Uffapappà ha una squadra vincitrice. La sconfitta non è però un’eventualità plausibile secondo alcune mamme. Uffapapapà tenacemente resiste alla richiesta di alcune mamme di consegnare un premio ex aequo ad entrambe le squadre argomentando superficialmente che “un torneo è un torneo”.
La festa si avvia verso l’epilogo. Arriva la torta, il terribile scarta la carta, i saluti e i ringraziamenti.
Uffapapà è finalmente libero di tornare a casa insieme al figlio Sgnappo e sdraiarsi sul divano.
“Come è andata la festa amore?” gli chiede Rucola quando rientra.
“Tutto ok amore… una festa tranquilla”.
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