“La pietra dello scandalo”, questa volta, è proprio la tanto conosciuta chat di WhatsApp. Che i tempi siano cambiati è cosa ben nota. Che la tecnologia vada sempre più avanti è palese, che i bambini ormai non siano più in grado nemmeno di segnarsi i compiti da fare a casa pure. Sì, grazie (e il grazie si fa per dire) alle tecnologie, secondo diversi studiosi stiamo deresponsabilizzando i nostri figli. L’allarme in questo caso è partito da alcune mamme che si sono sentite sempre più a disagio nel rapportarsi con certa tecnologia che, oltre a dare una mano, sta prendendo il sopravvento e sta finendo per diventare un’arma a doppio taglio.
Da qualche tempo, ormai, è consuetudine scambiarsi informazioni e comunicazioni con la scuola proprio tramite WhatsApp, questa applicazione ha stravolto, appunto, i canoni della comunicazione tradizionale. Utilissima per tutti quei genitori che hanno poco tempo per prendere nota dei compiti dei figli o per comunicare tempestivamente informazioni urgenti, come per esempio un cambio d’orario o la quota per una gita o per un regalo a qualche compagno o alla maestra, ma che in certi casi diventa una scusante per certo lassismo.
Insomma, oggi si sta sempre sul pezzo, sempre connessi, ovunque e comunque, ma siamo sicuri che sia un bene? Le critiche mosse ai gruppi di mamme su WhatsApp sono che si finisce così per deresponsabilizzare i propri figli che una volta dovevano semplicemente annotare i compiti da fare o chiamare un compagno se erano stati assenti. Ecco, altro punto a sfavore di WhatsApp è che ormai in quasi tutte le scuole sono stati adottati i registri elettronici, per cui un genitore può consultarli in qualsiasi momento e vedere qual è la situazione del figlio, tra cui anche il programma svolto a scuola.
In realtà anche questa prassi passa per le forche caudine perché sembra essere una violazione della privacy dei nostri figli troppo violenta. Ma allora come ci si deve regolare? Infondo basterebbe dosare la tecnologia, utilizzarla solo quando davvero indispensabile, ma lasciare comunque ai nostri figli la possibilità di maturare e assumersi le proprie responsabilità, senza paracadute e sbattendo il sedere a terra qualche volta. Del resto “obbligare” un genitore ad avere uno smartphone per poter usare WhatsApp è un’aberrazione, soprattutto di questi tempi.
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