Adalynn non ce l’ha fatta. Il suo cuoricino “imperfetto” ha cessato di battere prima che ne arrivasse uno adatto al trapianto. Così tristemente si conclude la lotta di questa bambina di 2 anni e della sua famiglia del Tennessee (USA). La mamma, però, ha la forza straordinaria di dare un senso a questo dolore straziante e con l’aiuto della fotografa Suha Dabit promuove una campagna per sensibilizzare l’opinione pubblica a riguardo delle anomali cardiache.
Una foto per sensibilizzare i cuori
L’immagine è già diventata virale. È l’ultima foto che immortala la piccola Adalynn tra le braccia di mamma Kristi e di papà Justin e che i genitori hanno concesso di scattare alla fotografa tedesca Suha Dabit, molto sensibile all’argomento poiché madre di Nadia, una bimba a cui è stato eseguito un trapianto di cuore.
La fotografia ha lo scopo di catturare l’attenzione affinché si parli più spesso di malformazioni cardiache. La storia di Adalynn, infatti, inizia proprio quando alla sua nascita le viene diagnosticato un difetto congenito cardiaco (Chd). Solo un trapianto, dopo numerosissimi interventi già subiti, l’avrebbe salvata ma purtroppo quel cuoricino tanto atteso non è mai arrivato. Il 18 dicembre scorso i medici le avevano impiantato il Rvad, ovvero un dispositivo di assistenza ventricolare; purtroppo però un coagulo di sangue avrebbe raggiunto il cervello della piccolina che restando senza ossigeno per oltre una ventina di minuti avrebbero riportato danni celebrali irreparabili e incompatibili con un trapianto.
Un appello alla ricerca sulle cardiopatie infantili
In seguito alla vicenda di Adalynn è nata una pagina Facebook “World of Broken Hearts” (Il mondo dei cuori spezzati) in cui la fotografa Dabit ha pubblicato la foto degli ultimi istanti di vita della piccola e dove la stessa Dabit raccoglie e condivide esperienze simili a quelle di sua figlia e di Adalynn.
Susha in un video postato, racconta quanto la sua vita sia cambiata nel momento in cui i dottori le hanno comunicato che la sua Nadia sarebbe nata con mezzo cuore. Certo, lei è stata fortunata, e sua figlia ha potuto sottoporsi ad un trapianto che le ha salvato la vita, ma quotidianamente si verificano vicende non a lieto fine, come quella di Adalynn. La fotografa è stata molto vicina a Kristi e a Justin tanto da poterne testimoniare l’atroce sofferenza ma anche il grande coraggio. Quella foto probabilmente riuscirà ad abbattere un muro di gomma: la ricerca comincerà a dedicarsi con maggior tenacia alle malformazioni cardiache congenite.
Il video della settimana
Rip piccolino.
Care mamme, abbiamo letto i vostri commenti e vi chiediamo di leggere l’articolo prima denigrare la scelta di questa foto.
Io non denigro nessuno. Mio fratello è morto a 2 anni per lo stesso problema x cui so di cosa parlo. Sto solo dicendo che fare questo tipo di sensibilizzazione sui social serve solo x i like e gli amen ma domani tutti avranno già dimenticato. E intanto gli ultimi istanti di vita di quella povera creatura vengono visualizzati da milioni di persone come qualsiasi altra immagine. Lo scopo è nobile ma permettetemi di dire che non condivido il metodo.
Laura Scola noi ovviamente abbiamo riportato la notizia e se questo serve a darle notorietà ben venga. Le dinamiche della comunicazione sono molto variate negli ultimi anni e lo scopo della fotografa non è di certo la sua personale notorietà…
Capisco il vostro nobile intento e seguendovi da un po’ so che non pubblicate castronerie a caso. Ma mi chiedo, è mai possibile che per far accettare la donazione degli organi bisogna arrivare a tanto? Lo so, a quanto pare si, dato che viene fatto. Ma non me ne capacito…
Laura Scola purtroppo come puoi vedere anche dai commenti, lo scandalo, l’immagine forte fa notizia. Pubblichiamo spesso campagne di sensibilizzazione e di solidarietà e questo genere di articoli non vengono minimamente presi in considerazione :(
…È la stessa cosa che viene fatta mostrando.foto.di.bimbi.denutriti e straziati dalla.guerra…Perché la gente tende a non sentirsi.coinvolta se non.prova emozioni.forti…Certo sarebbe meglio.bastasse il.buonsenso e funzionassero le istituzioni.
Ma perché questa foto?? Ma percheee’????
Il perché? Basta leggere l’articolo…
Ci sono tanti modi per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla donazione degli organi ma, francamente, questo è il più vergognoso. Sono vicina alla famiglia.
Giovanna, forse dovresti leggere l’articolo prima di commentare
Un articolo presentato da un’immagine del genere non merita di essere letto. Fosse capitato alla mia famiglia, avrei dato talmente tanto di matto che la fotografa sarebbe scappata a gambe levate. Mi chiedo con quale coraggio abbia scattato e pubblicato quella foto.
Giovanna, un atteggiamento del genere è veramente poco costruttivo. Se avessi cliccato il link prima di commentare, avresti capito tutte le ragioni e le motivazioni. Chi l’ha detto infatti che la foto sia stata “rubata”? È sempre meglio informarsi prima di sparare giudizi affrettati
Ci sono passata e per quanto il motivo possa essere dei più nobili….. è un momento troppo privato e devastante ma soprattutto c’è davvero bisogno di vedere in fotografia il dolore per scegliere che cosa fare??!!!
Ha xso un figlio??? Mamma mia che dolore Dio dv aiutare a tt
Si purtroppo era cardiopatico …e’ morto dopo un’operazione al cuore ..era piccino piccino il mio Amore aveva solo 4 mesi..
Come avete ben detto è una foto straziante. Il momento più straziante nella vita di questa famiglia. Un po’ di umanità e compassione per queste persone potrebbero essere dimostrate NON CONDIVIDENDO queste immagini. I like sulla morte dei bambini sono da mercenari.
Condivido il tuo pensiero
Hai ragione,ma il motivo della pubblicazione ,è sensibilizzare alla donazione degli organi..io.non.ho condiviso questa foto sul mio profilo perché è davvero straziante..ma il motivo della loro scelta è questo..
Capisco il motivo ma credo che per sensibilizzare si possano usare altre vie. Un momento così delicato e privato spiattellato ovunque mi sembra poco rispettoso per quel bambino.
Giusto!!!!!!
Laura Scola se leggi l’articolo, la fotografa ha passato una situazione analoga e ha chiesto espressamente il consenso alla famiglia.