La scuola rappresenta la base dell’educazione sociale di ogni bambino. Per quanto sia stato difficile, e per quanto i nostri figli non vogliano frequentarla, essa è un punto fondamentale dell’esistenza di un individuo sociale e civilizzato. Tuttavia, di certo non si può affermare che la scuola sia perfetta: in Italia, così come nel resto del mondo, vi sono certamente alcune dinamiche e altre caratteristiche che potrebbero essere ottimizzate, al fine di migliorare non solo l’educazione dei giovani studenti, ma anche la loro preparazione.
Sono molto conosciuti, a tal proposito, modelli scolastici che risultano particolarmente efficaci: è noto, ad esempio, il fatto che nelle scuole statunitensi non esistano interrogazioni orali risulta particolarmente efficace per l’apprendimento del bambino; anche il sistema danese fa parlare molto di sè per i buoni risultati, in quanto non prevede scadenze per studenti, incentiva gli insegnanti con stipendi adeguati e garantisce l’apprendimento di una seconda lingua grazie all’impiego della stessa durante le lezioni (e non solo come materia didattica).
Esistono però anche sistemi scolastici efficienti, come quelli asiatici in generale, che però presentano delle curiosità non sempre note. Ecco quindi le 10 bizzarre regole delle scuole nel mondo.
Le regole a scuola che tollerano la violenza
Sono anni, ormai, che in Italia la violenza fisica a scuola non è più tollerata (anzi è fortemente condannata), ma non si può certo dire che lo stesso accada in altri Paesi del mondo: in Cina, ad esempio, gli insegnanti sono soliti ordinare agli studenti di inginocchiarsi sui piselli surgelati, quando non rispettano regole o scadenze. Sembra che questa pratica non solo sia incentivata dai genitori, ma anche praticata dagli stessi a casa.
In alcune zone dell’Asia, tuttavia, la violenza è stata convertita in attività più utili: non rispettare le regole può significare dover fare sport, e ad alcuni studenti può essere ordinato di fare una corsa, delle flessioni o altre attività ginniche se le regole non vengono rispettate.
Le regole scolastiche che tutelano i bambini
Negli USA, in particolare in alcune scuole di New York, è stato bandito l’utilizzo di alcuni termini, come “povertà” e “sofferenza”: secondo gli educatori, infatti, queste parole potrebbero risvegliare nei fanciulli sentimenti difficili. Tuttavia, anche la parola “compleanno” è stata vietata, per rispetto dei testimoni di Geova che non lo celebrano. Inoltre, Alcune scuole inglesi sono intente a non far incentivare le coppie di “migliori amici”, promuovendo invece l’amicizia collettiva.
Vi sono poi Paesi che tutelano i bambini consentendo loro un pisolino durante l’orario scolastico. Alcune scuole della Cina, ad esempio, hanno concesso ai propri studenti di fare un pisolino di 30 minuti, con tanto di coperta e cuscino (per i più piccoli). Secondo gli insegnanti, ciò favorisce l’apprendimento e l’attenzione.
Anche le correzioni con la penna rossa sono bandite in alcune scuole, in base alle conoscenze odierne: le scuole australiane l’hanno eliminato in quanto potrebbe essere correlato a disturbi e malessere psicologico degli studenti. Lo stesso destino è stato riservato ai deodoranti con profumazioni intense: gli studenti della Pennsylvania non possono usarlo, per evitare allergie e lo scatto di allarmi antincendio.
Le bizzarre regole di alcune scuole per garantire l’educazione
Nel Nottinghamshire, a sud di Manchester, una scuola ha rimosso l’obbligo di sollevare la mano per rispondere a una domanda. La pratica, da sempre sinonimo di buona educazione, sarebbe stata eliminata perchè le mani che in genere si sollevano sono sempre quelle degli studenti più preparati, che mettono in soggezione gli altri bambini.
A Chicago, invece, un preside ha deciso di stroncare in modo estremo la fuga nei bagni della propria scuola: ogni studente è autorizzato ad al massimo una uscita ogni due mesi. Infine, si sa che gli asiatici sono un popolo conservatore: a Tokyo le studentesse non possono tingersi i capelli, in quanto essi sono visti come una mancanza di rispetto verso gli educatori.
Il video della settimana