L’Unicef ha da poco spento le sue prime 67 candeline (lo scorso 11 dicembre), ma c’è poco da festeggiare.
Stando al comunicato diffuso proprio in occasione del suo anniversario, infatti, Il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia rende noti nuovi dati statistici decisamente poco allegri.
Sottolineando l’importanza di registrare tutti i bambini al momento della loro nascita, dal rapporto Every Child’s Birth Right: Inequities and Trends in Birth Registration, risulterebbe che, ad oggi, circa 230 milioni di bambini sotto i 5 anni (1 su 3, ben il 60% della totalità), in 161 Paesi censiti, sono “invisibili”.
Per la nostra Società, insomma, non esistono.
Come dice il Vice Direttore generale dell’Unicef, Geeta Rao: “La registrazione alla nascita è più di un semplice diritto. È la chiave per garantire che i bambini non vengano dimenticati, che non vengano negati lori i diritti o che non siano esclusi dai progressi della propria nazione”.
In particolare, sono l’Asia meridionale e l’Africa sub sahariana le zone con i livelli più bassi di registrazioni alla nascita. Rimanendo in Africa meridionale e orientale, risulta anche che, tra i bambini registrati, solo la metà possiede il certificato di nascita. Nel mondo, infatti, solo a 1 neonato su 7 viene rilasciato il certificato. Questo perché le tasse da pagare sono alte, o semplicemente perché non è previsto. In tal modo, anche se registrati, i bambini non hanno documenti di identificazione. E così, non hanno diritto all’istruzione, alle cure mediche e alla sicurezza sociale.
La top ten dei Paesi con le percentuali più basse di neonati registrati sono: Somalia, Liberia ed Etiopia, al di sotto del 10%; Zambia, Ciad, Repubblica Unita della Tanzania e Yemen, tra il 10 e il 20%; Guinea Bissau, Pakistan e Repubblica Democratica del Congo, con più del 25%.
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