Diciamoci la verità: è davvero difficile per una donna allattare senza che chiunque si senta in diritto di dare consigli. Tra i più gettonati ci sono quelli sul bere o sul mangiare: in base alla provenienza geografica della consigliera o alla sua età determinati alimenti saranno di volta in volta portatori di latte, portatori di coliche per il neonato, innocui.
Una branca a parte sono le tisane durante l’allattamento: faranno male, faranno bene o… Non serviranno a nulla?
La tisana al finocchio è senza dubbio una delle cose su cui più si disquisisce: c’è chi non può farne a meno e chi pensa che sia veleno. Andiamo quindi a scoprire qualche informazione in più. Questo tipo di tisane è uno dei più classici rimedi della fitoterapia: grazie alle sue proprietà carminative ed antispastiche aiuta a ridurre le coliche nel neonato, a quelle eupeptiche fa produrre più succhi gastrici e infine fluidifica muco e catarro. Non solo: la tisana al finocchio è riconosciuta come galattologa, ovvero fa produrre più latte.
Ma se la tisana al finocchio ha tutti questi pro, perché c’è chi ne mette in dubbio le proprietà? In realtà, c’è da precisare che si tratta di una bevanda effettivamente efficace in tutti i casi che abbiamo citato, ma che contiene anche estragolo, che dal 2001 è inserito nella lista delle sostanze genotossiche, tanto che andrebbe evitato proprio in caso di gravidanza, allattamento al seno e nell’alimentazione dei bambini prima dei 4 anni.
Ma allora come risolvere questo dilemma? Semplice: usando il buonsenso! Infatti, secondo diversi studi, l’estragolo è cancerogeno se somministrato da solo, ma il suo potenziale di fare danno viene annullato da tutte la altre proprietà antiossidanti presenti nei semi di finocchio.
Morale della favola: evitate di consumare una quantità eccessiva di tisana di finocchio, evitate soprattutto di darla al lattante, che non dovrebbe bere niente altro che latte. Ma una giusta quantità non potrà che essere foriera di tutte le buone qualità che abbiamo enunciato all’inizio.
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