Nuovi dati allarmanti emergono dal rapporto dell’Unicef “Progress for Children: Beyond Averages”. Ogni minuto muoiono 11 bambini sotto i 5 anni, ogni giorno 16mila, ed entro il 2030 ne moriranno 68 milioni, sempre sotto i 5 anni. Sono numeri da far girare la testa, o meglio, da far venire la pelle d’oca…
Come si afferma nel rapporto dell’Unicef: “Prima ancora che un bambino faccia il suo primo respiro, le sue probabilità di sopravvivenza sono segnate da circostanze indipendenti dalla sua volontà: il suo sesso, il luogo di nascita, lo status sociale ed economico della sua famiglia”. Questa è una constatazione triste, ma inesorabilmente vera e difficilmente risolvibile.
Naturalmente, nel 2015 sono stati fatti notevoli passi avanti rispetto al passato, ma la soluzione per un mondo “a misura di bambino” è ancora molto lontana. Basti pensare che sono ben 230 milioni i piccoli che vivono in aree di guerra, testimoni o vittime di violenze, spesso costretti a lavorare o a combattere fin da piccoli. E più di un miliardo di bambini e ragazzi al di sotto dei 18 anni vive in stato di povertà, con un picco nell’Africa subsahariana (dove il rischio di mortalità è 15 volte più alto che in un paese industrializzato). Ai dati sulla mortalità, vanno aggiunte anche le 289 mila donne che muoiono di parto ogni anno. Inoltre, ben 119 milioni di bambini soffrono di malnutrizione cronica.
Il dato positivo che fortunatamente emerge dal rapporto Unicef, però, è che il tasso di mortalità entro i primi 5 anni di vita è diminuito più della metà dal 1990 al 2015. E tre aree del mondo (l’America Latina, l’Asia meridionale e il Pacifico) hanno raggiunto l’obiettivo del millennio di ridurre di almeno due terzi il tasso di mortalità infantile.
Anche se è difficile fare previsioni ottimistiche a breve termine, quindi, i passi fatti, anche se lenti, sono stimoli concreti per pretendere che il mondo in cui viviamo diventi un posto migliore, per tutti.
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