È che tutto stava stranamente filando liscio. A chi me lo chiedeva, rispondevo perfino che avevo raggiunto una quasi equilibrio. Gli effetti benefici dell’estate ti entrano dentro (anche il caldo, effettivamente ti entra dentro, ma un prezzo da pagare ci doveva essere). Asilo finito, inverno che è un ricordo lontano, ferie in vista, programmi da fare, aperitivi, uscite, amici, zii. E poi? Poi, all’improvviso, quel piccolo si ammala. Di nuovo. Come se un intero inverno di “influenze da weekend” non fosse bastato. Come se fosse ancora inverno. Con l’aggravante che non lo è.
Perché in casa si sta male. Si muore dal caldo. E a differenza dell’inverno non c’è quella rassegnazione della quale ogni mamma si fa carico al primo giorno di asilo, pronta a gettarla via, lontana lontana, appena finisce. Quella rassegnazione con la quale impari a fare i conti e che ti fa dire che, tanto, d’inverno va così. Va così per tutte, e allora mal comune. Va così e tu ormai lo sai.
Ma d’estate no. D’estate quando la febbre non ci sta. D’estate quando il tuo appuntamento più impegnativo deve essere quello col mojito delle 19. D’estate quando, di nuovo, devi fare i conti col fatto che ai sacrifici, sempre e comunque, non ti senti pronta. Che non basta essere diventata mamma per imparare, all’improvviso, ad accettare l’inverno anche d’estate. Non basta per mettere da parte, ogni volta, i tuoi bisogni. Non basta per smettere di avere interessi, passioni, amicizie sempre sacrificabili per via dell’imprevisto. Per via di qualcosa che non puoi programmare, che arriva a scombinare i piani. E a rovinarli. Non basta essere mamma per sopportare quei 38 gradi di notte col sorriso. Non basta per smettere di pensare a quella spensieratezza, che d’estate, dovrebbe essere assicurata a tutti, di diritto. Anche alle mamme, sì!
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