Diagnosi e terapia dell’autismo saranno al centro del convegno “Il processo diagnostico nell’infanzia. Cosa e come valutare clinicamente sintomi e comportamenti del bambino”, in programma a Roma dal 16 al 18 ottobre e trasmesso in streaming gratuito sul sito dell’istituto di ortofonologia Ido.
Una delle ultime ricerche ad opera degli studiosi dell’istituto Ido, coordinati da Magda Di Renzo, ha riguardato proprio l’autismo e ha messo in evidenza la possibilità che le terapie di cura di questa sindrome sortiscano risultati importanti e duraturi nel tempo anche in bambini che iniziano la terapia in un’età non troppo precoce.
Il test
Lo studio è stato effettuato su 90 bambini autistici, suddivisi in due gruppi in base all’età di inizio della terapia: nel primo gruppo c’erano bambini che hanno cominciato le cure prima dei 5 anni, nel secondo gruppo pazienti che sono entrati in terapia dopo quest’età.
Monitorati con test ripetuti a distanza di tempo, entrambi i gruppi hanno mostrato di reagire positivamente alla terapia, diverso è stato solo il ritmo del miglioramento. Infatti, mentre nel primo gruppo i miglioramenti sono stati costanti nel tempo, nel secondo gruppo l’indice dei progressi si è impennato dopo due anni di terapia (prima di allora, invece, era rimasto sostanzialmente piatto).
Insomma, nella cura dell’autismo l’età del bambino non è un fattore determinante per il successo della terapia. Interessante, poi, osservare che lo studio mette in evidenza come i miglioramenti riscontrati siano miglioramenti non a breve termine, ma duraturi nel tempo, non solo con un mantenimento, ma anche con l’incremento continuo dei risultati raggiunti.
Le terapie
Ma che tipo di intervento hanno messo a punto i ricercatori nel trattare i bambini autistici? Come spiega la dottoressa Di Renzo, l’azione è stata rivolta a stimolare la relazionalità del bambino e a permettergli di ritrovare una forma di comunicazione con gli altri e con la realtà esterna. Un approccio globale alla personalità del minore, partendo dalla consapevolezza che nell’autismo il blocco fondamentale riguarda la sfera affettiva.
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