Come ogni anno, in settembre, per otto giorni, nello stato del Nevada si svolge un Festival molto particolare. Si tratta del “Burning Man Festival” di Black Rock City, una città nel mezzo del Deserto Black Rock che si anima solo per pochi giorni.
Già suggestivo di per sé, l’edizione di quest’anno del Burning Man ha visto protagonista un’opera che, davvero, non può lasciare indifferenti. Si tratta di “Love”, scultura dell’ucraino Aleksandr Milov.
L’opera “Love” mostra, in maniera delicata ma allo stesso tempo potente, l’amore del bambino interiore che è in noi. Ognuno di noi, infatti, ha un bambino dentro di sé (d’altra parte, ne parlava anche Pascoli con il famoso “fanciullino”). Spesso, però, per la ragioni più svariate, il piccolo “noi” rimane intrappolato, senza riuscire ad esprimersi.
Sono raffigurati un uomo e una donna, adulti, che si voltano le spalle. Il senso di incomunicabilità è evidente e sconfortante. I bambini che sono dentro di loro, però, avrebbero tutt’altre intenzioni. Ecco che rivolti uno verso l’altro, si toccano le mani, si vogliono ricongiungere e amare, per non essere soli.
Anche l’uso del materiale aiuta ad amplificare la potenza comunicativa dell’opera. L’uomo e la donna, infatti, sono fatti di ferro intrecciato, una sorta di gabbia, chiusi in se stessi come dietro a una grata. I bambini, invece, sono inondati di luce (bellissimo è l’effetto dell’opera con il buio), cercano di emergere per far luce nel cuore e portare l’amore allo scoperto.
“Love” è una scultura profondamente simbolica. I bambini che con la loro luce cercano di fuoriuscire dalla grata, stanno a significare la nostra capacità interiore di superare i conflitti e i momenti difficili e la volontà del trionfo del bene sul male, della pace sulla guerra.
La purezza e la sincerità dei bambini, secondo l’artista, potrebbero essere le strade giuste per riscoprire l’amore, facendo cessare gli odi della guerra civile del suo Paese, l’Ucraina.
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