Dalle terapie contro l’infertilità alla chirurgia, la medicina apre sempre nuove frontiere per le donne che non vogliono rinunciare al sogno di diventare madri: l’ultima notizia in ordine di tempo è la messa a punto di un’innovativa tecnica per il trapianto di utero, su cui stanno lavorando i medici della Cleveland Clinic, nell’Ohio.
In realtà, trapianti di utero sono già stati fatti in passato, in Svezia, Arabia Saudita e Turchia (in questi ultimi due casi senza successo).
Dei trapianti effettuati nelle cliniche svedesi, dieci sono andati a buon fine e quattro delle pazienti hanno poi dato alla luce dei figli, ma la differenza sostanziale fra questi trapianti e quelli che si stanno tentando negli Usa sta nel fatto che i medici americani vogliono provare a trapiantare un utero proveniente da donatrici morte da poche ore.
In passato, invece, gli uteri trapiantati arrivavano da donatrici in vita, spesso (in più della metà dei casi) si trattava addirittura della madre della paziente, il che apriva problemi e riflessioni di natura etica, per la possibilità di far nascere un bambino dallo stesso utero da cui è nata sua madre.
Negli Stati Uniti le potenziali pazienti interessate all’intervento di trapianto di utero sarebbero ben 50.000, tutte donne che per una serie di motivazioni non vogliono realizzare il desiderio di maternità percorrendo la strada dell’adozione o della madre surrogata. Alcune di loro si sono già sottoposte agli esami richiesti per sperare di essere le destinatarie dei dieci trapianti di utero che la Cleveland Clinic effettuerà nei prossimi due mesi in via sperimentale.
Questi trapianti saranno per così dire “a tempo”, nel senso che dopo una o due gravidanze verranno espiantati, per fare in modo che le pazienti possano interrompere la terapia anti-rigetto.
Proprio il rischio di rigetto, il bombardamento di farmaci che il trapianto richiede e il fatto di far sviluppare un feto in un utero proveniente da donatrice morta sono gli aspetti più controversi di questo genere di interventi.
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