La gestazione d’appoggio, vietata in Italia dalla legge 40 del 2004 sulla fecondazione assistita, è tuttavia consentita in alcuni Paesi esteri (Ucraina, Gran Bretagna, Stati Uniti, Israele, Russia, ecc.). Ne consegue che se i cittadini italiani ricorrono alla maternità surrogata in un Paese straniero, si crea un conflitto tra le diverse legislazioni.
In Italia fino a 15 anni di prigione per chi ricorre alla maternità surrogata
In via preliminare ricordiamo che la legge 40/2004 riconosce come madre solo colei che ha dato alla luce il bambino, ritenendo, pertanto, la pratica dell’utero in affitto illecita.
Tuttavia come ha rilevato il professor Alexander Schuster, ricercatore dell’Università di Trento ed esperto di diritto comparato, se fino a qualche anno fa in Italia la maternità surrogata si configurava come un reato punibile fino a 15 anni di detenzione, in quanto inteso come alterazione dello stato di famiglia (poiché si riteneva falso l’atto di nascita del bambino), oggi invece è stato accettato che se il Paese in cui ha avuto luogo la surrogazione di maternità ha emesso il certificato di nascita in base alle proprie norme vigenti, esso non può essere considerato “falso”.
Un Paese in lenta trasformazione?
Non a caso le coppie finite sotto processo per aver “commissionato” un figlio in surrogazione in un altro Paese, malgrado siano state condannate in primo grado, sono state successivamente assolte. Ciò significa che, anche nel nostro Paese l’idea di famiglia tradizionale si sta gradualmente trasformando.
L’unica difficoltà per le coppie che si recano in un Paese estero per aderire alla pratica della gestazione per altri, è determinata dalla mancanza di rapporti genetici tra il nascituro e i genitori committenti.
Si pensi, ad esempio, alla coppia molisana che si è vista sottratta il proprio bambino nato tramite surrogazione di maternità in una clinica russa, perché, in seguito al test del DNA, è stato dimostrato che né gli ovuli né gli spermatozoi “donati” per la gravidanza appartenevano alla coppia.
Questo episodi lascia orfani di risposta diversi quesiti: perché non si pensa a dei trattati internazionali che regolino le scelte di famiglie che vogliono ricorrere alla maternità surrogata? E ancora, favorevoli o contrari alla nascita tramite utero in affitto, una volta messo al mondo un bambino perché non considerarlo come tale e garantirgli un’esistenza fatta di una famiglia, un cognome, un diritto ad un’infanzia come tutti gli altri?
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Perché noi ci adeguiamo solo alle tasse per il resto fanculo tutto.
Non condivido neanch’io la maternità surrogata, ci sono tanti bimbi che hanno bisogno di amore (certo lo stato non aiuta in questo), è pur vero che finché non ci si trova nella situazione non si Può giudicare e capire ciò che si prova.
io non condivido molto la maternità surrogata: la mamma non è un forno a microonde