Chi ha detto che il successo rende felici? E il denaro tanto peggio. Certo, vivere in condizioni economiche ristrette ha le sue difficoltà, eppure i bambini che nascono in famiglie modeste hanno una vita più serena.
Lo ha dimostrato una ricerca condotta dalla studiosa Suniya Sunada Luthar, docente dell’Università di psicologia dell’Arizona e professoressa emerita del College Columbia University. Secondo i dati raccolti, infatti, i figli delle famiglie più agiate, dopo i 13 anni di età, inizierebbero a sviluppare gravi disturbi comportamentali. A essere prese in esame sono state famiglie con un reddito oltre i 150 mila dollari annui.
Il risultato è stupefacente. Infatti, se da una parte è vero che i bambini nati in famiglie con disagi economici hanno la tendenza ad attuare comportamenti disturbati, ma soprattutto per cercare di mettere se stessi in sicurezza, quindi sostanzialmente per difendersi, i figli delle famiglie più agiate svilupperebbe dopo i 13 anni un forte senso di inadeguatezza, depressione, attacchi di panico e ansia e nelle ragazze anche disturbi alimentari quali bulimia e anoressia.
Ma perché accade questo?
Sembra che la causa sia da ricercare nelle forti pressioni che la società esercita nei figli dei genitori ricchi e di successo come per esempio quelli delle coppie famose.
I figli di genitori “vincenti” devono sempre dimostrare qualcosa in più, devono far vedere che meritano quello che hanno e devono non deludere le aspettative di mamma e papà, anche se spesso le pressioni arrivano dalla scuola, che pretende da loro l’eccellenza, lo sport, e perfino gli amici.
Anche i genitori naturalmente, hanno le loro responsabilità, soprattutto quei genitori che non manifestano apertamente il loro disappunto con espressioni verbali ma che accennano con uno sguardo o espressioni di disapprovazione velate, ma che gelano i propri figli.
Insomma, questo mondo pretende troppo dai ragazzini, ancor di più da chi, secondo le caratteristiche della propria famiglia, dovrebbe ripercorrere il destino di successo e ricchezza della famiglia d’origine.
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