In un mondo che va sempre più veloce, in cui siamo sempre più connessi ma, paradossalmente, sempre più distanti e rinchiusi nel nostro piccolo mondo, mantenere alta la bandiera dei valori su cui si fonda il nostro essere uomini è diventato difficile. Ancora più complicato è riuscire a trasmettere quei valori ai nostri figli, dato il gap generazionale che ci separa da loro e dal loro modo di vedere le cose e comunicare.
Come insegnare ai più piccoli tutti quei fondamenti che determineranno il loro essere uomini e donne di sani principi e che li aiuteranno a interagire correttamente nella società, facendo la loro parte? Parlando con loro, certo, spiegando quanto è importante comportarsi in un certo modo, ma sarà sufficiente? Forse no: sicuramente è più utile fornire loro esempi concreti di vita quotidiana che siano in linea con quanto vogliamo insegnare.
“L’Estate che conobbi il Che”: parlare di valori ai propri figli
Lo stesso quesito se lo è posto Luigi Garlando, autore di L’estate che conobbi il Che, una piccola perla che si fa veicolo di concetti tanto difficili da spiegare a parole ma che, grazie all’originale trama del romanzo, diventano comprensibili ai ragazzi senza risultare pesanti o retorici.
L’estate che conobbi il Che ha come protagonista Cesare, un ragazzino di 12 anni che, con l’aiuto del nonno, impara a conoscere la figura di Che Guevara e ad apprezzare il suo impegno in nome della giustizia.
Al di là delle vicende storiche e politiche attraversate dal Che, il romanzo riesce benissimo a veicolare messaggi e a insegnare valori ben precisi a una generazione che rischia di crescere senza la voglia di far sentire la propria voce e di reagire a uno stato di cose sempre meno favorevole per i più giovani.
Il valore della fratellanza, per esempio, va insegnato per “scuotere” i nostri ragazzi, sempre più indifferenti alle ingiustizie perché accecati dal benessere.
Come insegnarlo?
Garlando lo fa attraverso il racconto dell’eroico impegno del Che nei confronti dei più deboli.
E che dire della bellezza, quella che non sta nelle cose ma nei gesti e nelle piccole e grandi esperienze umane? Il libro insegna a scorgerla in ogni cosa, con un pizzico di impegno.
Anche il valore della cultura, nelle pagine del romanzo, viene insegnato non in quanto accumulo di nozioni astratte, ma come un’arma potente che permette di guadagnarsi la vera libertà: quella morale, quella che non ha prezzo e che ci fa strada attraverso le ingiustizie e i condizionamenti talvolta forzati della società.
Non dimentichiamo l’ironia, vera ancora di salvezza quando le situazioni si fanno pesanti da sopportare. Il messaggio insito nel libro è quello di trovare il lato divertente di ogni cosa, per sdrammatizzare i momenti difficili e imparare a conviverci senza lasciarsi sopraffare.
Una lettura consigliata, per i nostri figli e perché no? Anche per noi adulti.
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