Se andiamo indietro con la memoria agli anni della scuola, ricorderemo i nostri amici e compagni per diverse caratteristiche. Alcuni di loro per la simpatia, altri per la bravura nel rendimento scolastico. Questi ultimi erano quasi sempre al centro dell’elogio dei professori, che non mancavano all’ennesimo successo scolastico di esaltarne i pregi, l’infallibilità del metodo di studio, la sicurezza espositiva e la proprietà di linguaggio….Insomma, un modello da seguire. Alle elementari, alle medie e fino alle superiori, sempre la stessa storia di prendere a esempio i primi della classe.
Ma quante parole sono state spese per consolare, per incentivare, per spronare a fare meglio a chi, suo malgrado, aveva avuto un brutto voto?
Trasmettere il valore della sconfitta
E se cambiassimo prospettiva e iniziassimo a guardare un brutto voto non solo fine a se’ stesso, ma come un pretesto per insegnare anche ad affrontare le difficoltà e rialzarsi dopo una sconfitta?
Questo è il messaggio che, da qualche anno a questa parte, la scuola italiana vuole passare: non ci si concentra più solo sui brillanti risultati dei primi della classe, ma si vuole anche dare spazio ai meno bravi e far capire loro (e a tutta la classe) come accettare i propri limiti e trasformarli in un punto di forza.
La nuova “scuola slow”, dove si gioca a scacchi
Per questo, il Miur sta attivando diversi progetti per aiutare a comprendere che non tutti dobbiamo essere per forza i migliori, ma che le sconfitte vanno affrontate e superate. In questo senso, una delle attività più gettonate riguarda il mondo degli scacchi, gioco sempre più rivalutato dalla scuola italiana di oggi così come i giochi “di ruolo” in cui i partecipanti di volta in volta indossano i panni del leader alternati a quelli del perdente.
Non da ultimo, l’obiettivo che questa scuola, definita “slow”, si pone è quello di arginare i fenomeni di bullismo e scuola-fobia che, frutto anche della frustrazione dell’insuccesso scolastico, stanno dilagando negli ultimi tempi…
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