Spesso i genitori si interrogano su quali siano la modalità più opportune per insegnare ai propri figli il senso di responsabilità e il conseguenziale rispetto sociale. Non è sicuramente una facile impresa, ma è essenziale per renderli delle persone migliori. La capacità di assumersi le proprie responsabilità, ovvero le conseguenze delle propri azioni, del resto, non è una facoltà innata ma deve essere appresa.
In via preliminare diremo che il senso di responsabilità implica:
- la capacità di individuare situazioni critiche
- la capacità di effettuare autonomamente delle scelte
- la capacità di avere consapevolezza dei propri limiti
- la capacità di rapportarsi agli altri
Impariamo a dialogare
Per insegnare ai propri figli il senso di responsabilità, che, come detto, non è una dote innata, è fondamentale imparare a dialogare con essi; porsi soltanto come dei modelli di comportamento, infatti, non è sufficiente allo scopo. In quest’ultimo caso il bambino si troverà semplicemente a eseguire un compito, senza averne compreso realmente il motivo e senza possibilità di sviluppare in merito a esso una propria personale riflessione.
Il “fai una determinata cosa, perché è giusto che sia così” è, dunque, un metodo privo di finalità educative edificanti. Esso, infatti, si limita a produrre nel bambino un’obbedienza acritica che può determinare il cosiddetto fenomeno dell’iperadattamento (ovvero l’adeguamento a ciò che si crede siano i desideri degli altri) o, in alternativa, forme di ribellione che non giovano alla maturazione del piccolo.
L’importanza di un dialogo costruttivo
Solo il dialogo, dunque, e una accurata argomentazione a corredo di un determinato ordine, possono essere utili per incentivare il pensiero autonomo e il conseguente “senso di responsabilità” dei bambini.
Il dialogo, lo ricordiamo,implica che il genitore fornisca delle spiegazioni adeguate al bambino, il quale, dal suo canto, avrà modo di beneficiare di un confronto costruttivo, in grado di favorire la nascita del pensiero critico.
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