Sarà che la filmografia di Hollywood e non solo ci ha abituato a immagini e sequenze epiche, ma l’idea di annegamento viene dai più ricondotta a urla sguaiata, braccia che sventolano e schizzi d’acqua chilometrici… nella realtà dei casi, invece, annegare accade in silenzio e senza chissà quali avvertimenti: da un attimo all’altro ti giri e non trovi più una persona, scivolata discretamente sotto le acque, anche placide, del mare. A maggior ragione i bambini. E nelle acque basse.
Pericolo annegamento: cosa NON sottovalutare mai
Quando acquistiamo canottini e salvagenti, non mancano disclaimer che ci avvisano a utilizzare i prodotti sotto la supervisione di un adulto: sembra incredibile, ma un bambino è in grado di affogare anche in meno di 10 cm di profondità, tanto quanto basta per finire con naso e bocca sotto il livello dell’acqua e non riuscire più a respirare.
Per questo, noi genitori dobbiamo sempre stare all’erta, che sia in mare aperto, ma anche e soprattutto a riva, nelle piccole piscine da giardino o nella vasca da bagno.
Come capire che una persona sta annegando?
Fra i comportamenti che una persona che sta affogando compie c’è il movimento dall’alto verso il basso delle braccia, estese lateralmente, che gli permettano di conquistare qualche cm rispetto al pelo dell’acqua e, quindi, inspirare.
Difficilmente riuscirà a urlare e chiedere aiuto perché l’apparato respiratorio lotta contro l’ingresso dell’acqua in bocca; il tutto si svolge in un arco di tempo brevissimo, dai 20 ai 60 secondi.
Per questo, sebbene siano una sicurezza in più, non abbassiamo mai la guardia se la struttura o la spiaggia dove siamo prevede la presenza di bagnini.
Valutiamo poi nel corso del tempo di iscrivere nostro figlio a un corso di nuoto che gli permetta di imparare a nuotare e stare a galla, riducendo le possibilità di annegamento.
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Matteo Stefani vedi???