Il rapporto tra genitori e istituzioni scolastiche è profondamente mutato nel tempo. In passato la loro partecipazione era entusiastica e attiva: con la riforma del 1974, infatti, prese piede quella che venne in seguito definita la “partecipazione organica” alla gestione degli affari scolastici da parte dei genitori, con l’istituzione dei cosiddetti organi collegiali (si pensi, ad esempio, al consiglio d’istituto), che furono considerati all’epoca come uno smacco subito dal conservatorismo scolastico e una vera e propria vittoria nei confronti dell’eccessiva burocratizzazione. I genitori di oggi, invece, pare si siano guadagnati l’appellativo di “genitori spazzaneve”. Di cosa stiamo parlando?
Il rapporto genitori-scuola ai giorni nostri
Oggi si ha la sensazione che i genitori abbiano rinunciato alla cooperazione e che, nel contempo, si siano trasformati in meri “ utenti” del processo educativo e formativo dei propri figli.
La scuola, in altri termini, viene considerata esclusivamente come una erogatrice di servizi. Proprio per questo motivo essi si limitano a valutare l’efficacia delle performance cognitive e a prendere le parti dei figli in maniera acritica e infruttuosa.
I genitori spazzaneve
In Gran Bretagna i genitori contemporanei alle prese con la scuola dei propri figli vengono definiti “spazzaneve”, nel senso che sono sempre più protettivi e pronti a difenderli a spada tratta anche se hanno torto.
In tal modo la scuola perde il suo ruolo di microcosmo sociale in cui l’allievo oltre ad acquisire informazioni, impara anche a interagire col prossimo e a risolvere autonomamente le situazioni problematiche.
La necessità di un patto di alleanza con i genitori
I genitori più che dedicarsi alla difesa acritica dei propri cuccioli d’oro (come lo psicologo Charmet definisce i ragazzi cresciuti all’ombra della personalità dominante dei genitori), dovrebbero imparare, invece, a contribuire attivamente e con la dovuta competenza all’offerta formativa scolastica.
Del resto è la stessa Carta Costituzionale a definire la famiglia come sede primaria del progetto educativo del minore: l’incapacità dei genitori di relazionarsi in maniera propositiva e collaborativa con la scuola, rischia di nuocere al processo formativo e al benessere dei figli.
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