“Dimmi la verità, sto morendo?”
“No, non stai morendo, ma hai avuto un brutto incidente con la tua bici.”
“Se dovessi morire, sappi che ti voglio bene.”
Quale mamma vorrebbe sostenere questa conversazione con la sua bambina? Eppure la conversazione è reale. È successo a Ranjana Srivastava, un medico chirurgo australiano, ma prima di tutto mamma. Per quanto abile ed esperta nella sua professione, alla vista di sua figlia ferita gravemente dopo l’incidente, ella stessa si è definita un medico “che non sa funzionare”. Lo choc e la paura per la vita di un figlio possono anche questo: farti dimenticare chi sei e quello che sai fare.
Un medico che, per una volta, si trova «dall’altra parte»
La sua bambina ha rischiato la vita in un grave incidente in bicicletta, e lei, anziché nei panni del medico, all’ospedale si è trovata in quelli della mamma angosciata. E ha trovato aiuto, rassicurazioni e umanità.
La donna ha dichiarato al Guardian di essere stata fortunata. Ha ricevuto tutto l’aiuto possibile da due sconosciuti che l’hanno sostenuta fino all’arrivo dei soccorsi, ed è grata a tutto il personale medico che ha seguito sua figlia e ha saputo consolare lei.
“Ma i bambini sono chiamati resilienti per un motivo – e mentre inizia il percorso di guarigione di mia figlia, così fa anche il mio. Come ogni genitore, sento il suo dolore due volte più pronunciato, la sua sofferenza due volte più acuta e l’ingiustizia due volte più immeritata.” Poi continua scrivendo: “-Avrebbe potuto essere molto peggio-, dico spesso ai miei pazienti, ed è un po’ una consolazione, un po’ un encomio. Ora lo so.”
Prima di tutto un essere umano
Nonostante il suo mestiere, la donna si è fatta trasportare dalle emozioni, ha vissuto tra sensi di colpa e lacrime e si è trovata “dall’altra parte”, quella del genitore affranto e disperato.
“Curare il figlio di un medico, che è anche un collega, è un affare complicato. Se non si riconosce il suo essere genitore, si rischia di sembrare inutilmente ostile o sprezzante, ma se gli si consente di governare le decisioni si rischia di compromettere la salute del paziente. Ero davvero contenta e sollevata dal fatto che foste voi i suoi medici, e ho trovato interessante il modo in cui avete affrontato il problema.”
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