Ieri abbiamo parlato di Paola imprenditrice, oggi invece conosciamo meglio la donna che da diversi anni si occupa di diffondere la cultura della meritocrazia e delle pari opportunità.
Paola Diana nel 2006 fonda il portale Pari Merito. E’ socia della Fondazione Bellisario e di Pari o Dispare; è fra le promotrici dell’Accordo di azione comune per la Democrazia Paritaria che unisce 54 associazioni femminili in Italia.
Cosa l’ha spinta a dedicarsi così attivamente alla lotta per la conquista delle pari opportunità?
Fin da bambina ho sentito sulla mia pelle lo strisciante maschilismo che permea la nostra cultura e le nostre tradizioni. Poiché ritengo ogni discriminazione un’ingiustizia odiosa e sono di natura portata a battermi contro le ingiustizie e le sopraffazioni, ho sempre agito in modo da contrastare questo maschilismo e la sottocultura che ne sta alla base. Ritengo che ognuno di noi, nel suo piccolo, possa fare molto e che anche una sola azione positiva o una parola possano fare la differenza e portare la nostra società a progredire e a migliorare. In questo percorso ci devono aiutare innanzitutto gli uomini, quelli che io definisco “illuminati”, che riconoscono il grado di discriminazione che opprime le donne italiane e si battono insieme a noi per arginarlo, in nome delle loro figlie, delle loro madri, delle loro mogli e, in generale, dell’intera società; perché chi si batte per le pari opportunità si batte per tutti, non solo per le donne.
Come spiega ai suoi figli il concetto di meritocrazia?
Penso che i miei figli abbiano ben chiaro il concetto di meritocrazia perché fin da piccoli sono stati abituati a fare del proprio meglio per poter raggiungere i risultati. I bambini viziati e chiusi in torri d’avorio diventano degli adulti insicuri, incapaci di competere in una società aperta per cui loro stessi cercheranno le raccomandazioni e il nepotismo che distruggono la meritocrazia. Ogni genitore italiano ha un’enorme responsabilità nelle sue mani, è opportuno che se ne renda conto. Saper dire di NO ai nostri figli e far loro comprendere il valore del sacrificio e dell’impegno sono il regalo più prezioso che possiamo far loro.
Quale crede sia il punto di forza delle donne? E quale invece il loro punto debole?
Il punto di forza delle donne è l’empatia e il loro senso materno che le porta naturalmente a prediligere la pace. Uno studio americano che ha rapportato il comportamento di una società di scimmie bonobo a quello degli umani, dopo un attento studio delle loro dinamiche sociali, ha rivelato che in base a tali studi, fra gli esseri umani, le donne sarebbero in genere più adatte degli uomini a ricoprire il ruolo di Ministro della Difesa e degli Esteri nei vari Paesi del mondo. Mi pare che questo in passato non sia mai avvenuto e che ad oggi sia ancora una rarità…ne vediamo le conseguenze. Il nostro punto debole è ostacolarci a vicenda in nome di stupide gelosie e non fare gioco di squadra. Solo facendo rete si riescono ad ottenere i successi.
In un periodo come questo che stiamo attraversando, che consiglio si sente di dare alle donne che si trovano senza lavoro, che hanno paura a creare una famiglia perché incerte del futuro o perché proprio per questo vengono discriminate sul posto di lavoro?
Innanzitutto consiglio a tutte di non perdere mai la speranza e di focalizzarsi sulla loro formazione, in particolare sulla conoscenza della lingua inglese e l’uso del computer, fattori fondamentali per mettersi di nuovo in gioco. Emigrare può essere una opzione, ormai siamo tutti cittadini del mondo. Farsi discriminare, mai.
La sua eroina? Una donna che ha lasciato il segno nella sua vita e che prende come esempio?
Margaret Thatcher e Aung San Suu Kyi, per motivi diversi, sono due donne fonte di grande ispirazione e che rispetto profondamente. Rispetto la loro forza, la loro tenacia, la loro visione di un mondo diverso e la capacità di lottare in un ambiente molto ostile. Infine rispetto e ringrazio le milioni di femministe inglesi, italiane, americane ed europee che si sono battute nel ‘900 per farci ottenere quei diritti civili fondamentali che noi oggi diamo per scontati ma che un tempo ci erano barbaramente negati.
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