Secondo l’indice WeWorld 2017, ben 2 miliardi di donne e bambini, nel mondo, vengono esclusi dalla società. L’Italia è solo al ventunesimo posto della classifica globale per quello che riguarda l’inclusione di donne e bambini: decisamente peggio della maggioranza dei Paesi Europei.
Il mondo non è un posto per donne e bambini
Sono 3 anni che esiste questa classifica, che misura l’inclusione di donne, bambini e adolescenti in ben 170 Paesi del mondo. Il quadro che ne esce fuori, purtroppo, non è confortante: il 38% delle donne e dei bambini, che corrisponde a circa 2 miliardi di persone, vive in un Paese dove esistono gravi forme di esclusione.
Una donna, o bambino, su 3, quindi, viene escluso dalla società in cui vive.
Secondo l’indice WeWorld i Paesi in cui cui donne e bambini vivono meglio, dove vengono maggiormente “inclusi” all’interno del tessuto sociale, sono i Paesi del Nord Europa, Norvegia in testa. Il fanalino di coda del mondo, invece, è la Repubblica Centrafricana.
Come fa WeWorld a stilare questa classifica?
Rispetto ad altri rapporti dello stesso tipo, WeWorld, che è nato solo nel 2015, ha un approccio innovativo, perché non tiene in conto solo il fattore economico. Tra i suoi 34 indicatori, ci sono: sanità, educazione, cultura, politica, informazione, sicurezza, ambiente.
L’Italia che indice WeWorld 2017 ha guadagnato?
Sarebbe bello poter dire che l’Italia è un Paese dove donne e bambini vengono inclusi nel tessuto sociale, ma purtroppo non è così. Il nostro Paese è al 21mo posto della classifica globale (nella stesa situazione ci sono anche Francia, Spagna e Germania); se dovessimo stilare una classifica europea, l’Italia sarebbe agli ultimi posti.
Una delle uniche note positive è l’accesso a Internet per tutti, ed è anche migliorato il Gender Gap Index, che considera le pari opportunità tra uomini e donne. Va male, invece, la sicurezza, misurata dal Global Peace Index. In caso di eventi come alluvioni e terremoti, infatti, sembra che le donne, ma soprattutto i bambini, siano coloro che subiscono il danno maggiore.
Vanno male anche educazione, salvaguardia dei minori dalle violenze e capitale umano.
Per le donne inoltre, ci sono poche novità sul fronte lavorativo: noi donne, infatti, siamo sempre molto penalizzate sotto questo aspetto, sia per quanto riguarda le assunzioni che i salari. Ad incidere in maniera poco favorevole su questo punto, purtroppo, rimangono la maternità e l’assenza di politiche a sostegno della stessa.
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