Oggi vi presentiamo Iliana Morelli, supermamma Montessori, mamma imprenditrice e innovatrice. Costruisce materiali Montessori e insegna coding ai bambini, cosa si potrebbe volere di più?
Ho avuto modo di conoscerla personalmente e posso assicurarvi che è una persona splendida, una donna forte e una madre spettacolare.
Scopriamo insieme chi è e cosa fa!
Ciao Iliana, perché non ti presenti?
Ciao a tutti, mi chiamo Iliana Morelli, sono mamma di due bambine di 5 ed 8 anni, moglie e fondatrice di Boboto, attività nata con l’intento di promuovere attività orientate al mondo dell’educazione, dell’inclusività e dell’innovazione sociale.
La nostra principale missione è quella di promuovere l’educazione come processo continuo di apprendimento. Solitamente, quando si parla di apprendimento istintivamente si pensa ai bambini e ai ragazzi, e invece no, l’apprendimento ci riguarda tutti perché si verifica durante tutto il percorso della vita.
Come hai conosciuto la pedagogia montessoriana?
Prima della nascita della mia prima figlia, conoscevo Maria Montessori come grande figura femminile, medico e pedagogista. Posso dire che ho fatto davvero questa meravigliosa scoperta nelle vesti da mamma. Inesperta e alla prima esperienza mi sono messa alla ricerca di informazioni e suggerimenti che potessero aiutarmi ad affrontare al meglio la grande avventura di essere genitore.
Così lessi un articolo sul web riguardante il grande potenziale dei bambini di cui parlava Maria Montessori, e ritornandomi alla mente quanto già sapevo, ne rimasi assolutamente affascinata. Da quel momento si è scatenata in me una forte sete di conoscere ed approfondire sempre di più i testi di Maria Montessori che ho trovato assolutamente illuminanti.
Parlaci di come si riesce ad essere una mamma Montessori
Bella domanda! Parlo per la mia esperienza personale, non è proprio molto facile, per me è una sfida quotidiana.
Viviamo in un mondo nel quale siamo molto condizionati da una visione del bambino molto diversa, direi opposta, a quella che ci presenta Maria Montessori nei suoi testi e nei suoi studi, ad oggi scientificamente dimostrati dalle più recenti ricerche neuroscientifiche. Quindi a volte mi ritrovo a contare spesso fino a 10 prima di parlare o agire nei confronti delle mie bambine, perché istintivamente rischierei di farlo in maniera scorretta in maniera poco corretta.
Infatti, la Montessori quando parla della figura dell’insegnante nei suoi testi (ma può valere assolutamente anche per la figura genitoriale) dice chiaramente che un vero insegnante montessoriano è colui che, prima di ogni altra cosa, ha fatto un profondo lavoro interiore su sé stesso. Proprio per poter avere una giusta visione del bambino e quindi la capacità di poter agire consapevolmente e correttamente nei suoi confronti, nel rispetto dei suoi tempi, delle sue potenzialità e della sua intelligenza.
Tu costruisci materiali Montessori: ci dici come è nata la tua passione?
La mia passione verso il metodo Montessori, come ho detto all’inizio, è nata con la nascita della mia prima figlia, e volendo per lei una scuola Montessori ho iniziato a cercarne sul mio territorio, ma non fu affatto facile: trovai solo una sezione pubblica con posti limitatissimi e con alto numero di frequentanti e due scuole private a pagamento.
Provai sinceramente un profondo senso di ingiustizia, soprattutto vedendo quanto in tutto il mondo il pensiero pedagogico di Maria Montessori fosse rispettato e diffuso.
Nacquero quindi in me immediatamente delle domande: Perché proprio in Italia, dove tutto è nato e si è sviluppato, non era così? Perché non poter dare ai bambini e alle loro famiglie la possibilità di poter scegliere e frequentare una scuola Montessori, senza dover andare incontro a delle spese che non tutti possono sostenere e che molti ad oggi affrontano con immensi sacrifici pur di permettere ai loro figli di frequentare queste scuole?
Cominciai a leggere, studiare, cercare di capire le difficoltà dell’affermazione di questo splendido pensiero pedagogico nella scuola pubblica italiana, tanto da riscrivermi all’Università.
La voglia di Iliana di cambiare le cose
Volevo fare qualcosa, anche se piccola, sentivo di non poter star ferma di fronte allo spreco di questa immensa ricchezza, di un pensiero frutto di studi lunghissimi e ricerche meticolose, confermato inoltre, ad oggi, da molti validi studi neuroscientifici, non solo in nome dei bambini e le bambine ma per la società intera.
Mi resi conto che uno dei diversi ostacoli all’adozione di questo metodo, non solo nelle scuole, ma anche nelle famiglie, era l’alto costo dei materiali Montessori.
Così un giorno l’idea. Conoscevo la potenzialità delle nuove tecnologie e proposi agli amici del Fablab (laboratorio di fabbricazione digitale) di Lecce di sperimentare la produzione di alcuni prototipi di materiali Montessori con la stampa 3D e il taglio laser, il risultato mi diede ragione.
Era possibile produrre materiale di buona qualità, sia in plastica che in legno, a dei costi decisamente più vantaggiosi. Da questa intuizione è nato MONTESSORI 3D, che ad oggi vanta più di 100 materiali Montessori originali e molti materiali ideati da noi di Boboto ad ispirazione montessoriana.
Il tutto a costi molto più contenuti rispetto a quelli che sono stati sempre sul mercato.
Cosa significa la parola “Boboto”?
Boboto si ispira alla filosofia Ubuntu di cui Nelson Mandela è stato un grande ambasciatore.
La parola Boboto è una parola in Lingala, lingua della Repubblica del Congo, che racchiude in sé molteplici significati: amicizia, gentilezza, comprensione, pace e umanità, ed è quindi il termine più vicino a quello di ubuntu.
Nella cultura e tradizione africana la lode più grande che si possa fare ad una persona è: “Yu, u nobuntu”, ovvero riconoscere che quella persona possiede una qualità meravigliosa: l’ubuntu.
Questa qualità fa riferimento al modo in cui quella persona considera gli altri e al modo in cui si relaziona con la famiglia e l’intera comunità. La parola Ubuntu è una parola in lingua bantu che indica “benevolenza verso il prossimo“.
È una regola di vita, basata sul rispetto dell’altro. Appellandosi all’ubuntu si è soliti dire “Umuntu ngumuntu ngabantu“, “Io sono ciò che sono in virtù di ciò che tutti noi siamo“.
L’ubuntu esorta a sostenersi e aiutarsi reciprocamente, a prendere coscienza non solo dei propri diritti, ma anche dei propri doveri, poiché è una spinta ideale verso l’umanità intera, un desiderio di pace.
Il video della settimana
Bello! Un sogno di pace che piano piano prende vita
Un mando magico quello di Iliana, ci entri e non riesci più ad uscirne.
Sembra fatto di magia, di desideri e di giochi e, effettivamente, è così. Tutto nasce da un sogno e da un grande cuore, quello di una mamma fantastica.
Grazie Danila, sei troppo gentile. Grazie di queste tue bellissime parole di apprezzamento e incoraggiamento 😊
Grazie infinite 😊