Lo sport per i bambini rappresenta un elemento fondamentale per la crescita fisica e psicologica. Fin dai 3 anni d’età, infatti, è possibile iscrivere un bambino o una bambina a corsi sportivi per la prima infanzia, e da allora in poi si può scegliere lo sport più adatto al proprio figlio. L’investimento nello sport, però, non deve essere eccessivo, e non deve diventare un obbligo per il bambino. Mamma e papà devono continuare a coprire il ruolo di genitori e non diventare l’allenatore critico del proprio figlio. Questo concetto è al centro del post su Facebook di Andrea Schenal della Fisi Veneto, Federazione italiana sport invernali. Un post che è diventato virale e che riprende il consiglio che il mental coach Giovanni Gabrielli ha lanciato ai genitori: “Lo sport deve essere divertente, positivo ed eccitante per il bambino“.
Bambini sportivi: consigli per mamma e papà
Solitamente si tende a scegliere per il proprio figlio lo sport più adatto alle sue caratteristiche fisiche, ma in realtà sarebbe buona regola far scegliere proprio al bambino lo sport che preferisce. Ogni sport, infatti, ha regole e discipline precise, non esistono sport migliori o peggiori. L’importante è che al bambino piaccia fare quello sport, che non lo senta come un obbligo e che riesca a integrarsi bene in un certo gruppo.
Praticare uno sport per un bambino è importante perché gli consente di allacciare legami con i coetanei anche al di fuori della scuola e di condividere con essi momenti di felicità e anche di frustrazione. Per garantire questo clima di crescita in serenità è indispensabile che i genitori non proiettino le loro speranze o le loro frustrazioni sul proprio figlio. Troppo spesso, infatti, mamma e papà tendono a prendere le sembianze di allenatori o critici sportivi, dando direttive ai propri figli, a volte gonfiandoli di false speranze e pretendono di avere diritto di parola anche con le decisioni tecniche degli allenatori. Affinché lo sport continui a rappresentare un ambiente di crescita per il proprio figlio è invece fondamentale che i genitori continuino a fare i genitori e tifosi, senza essere invadenti nella sfera privata del gioco.
Insegnare ai bambini che nello sport si può anche perdere
È fondamentale che i bambini si sentano indipendenti dalla famiglia all’interno dell’ambiente sportivo, ma questo non significa che il genitore debba essere assente. Al contrario, l’appoggio dei genitori è importantissimo e al bambino fa molto piacere avere mamma e papà come tifosi a bordo campo.
I genitori dovrebbero essere presenti ma non invadenti, gioire con i figli per i loro successi e confortarli negli insuccessi. È importante insegnare al bambino che, nello sport come nella vita, il fallimento ci può stare. Non si può sempre vincere e si cresce e si impara qualcosa di nuovo ogni volta che si viene sconfitti. Il bambino deve capire che serve la giusta umiltà per ammettere i propri errori, non è sempre colpa degli altri, e che da questi si può imparare per il futuro.
Quando un bambino sceglie di praticare uno sport il ruolo del genitore è già abbastanza impegnativo di per sé, senza dover fare l’allenatore. L’impegno di portarlo agli allenamenti e quello, ancora più importante, di essere un sostenitore morale nella buona e nella cattiva sorte, contribuendo alla sua crescita personale, sono ruoli di grande responsabilità.
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