Secondo un nuovo studio da poco concluso è possibile ridurre in modo sensibile le ricadute dovute a leucemia infantile e diminuire drasticamente i danni all’organismo dovuti alla terapia. Grazie ad un innovativo screening delle cellule è infatti possibile prevedere le ricadute e trattarle nel modo giusto.
Le ricadute nella leucemia infantile
La leucemia linfoblastica acuta è il tumore più frequente in età pediatrica e colpisce principalmente i bambini, tanto che la sua incidenza si riduce drasticamente con l’avanzare dell’età. Una nuova ricerca ha permesso di studiare le cellule tumorali dopo l’insorgere della malattia e sembra poter permettere di riconoscere quali probabilità ci siano, dopo la cura, di una ricaduta.
La cura della leucemia non elimina infatti completamente le cellule tumorali, che rimangono in numero ridotto ed in uno stato latente. La possibilità di una ricaduta è quindi sempre possibile.
Controllare le ricadute di leucemia infantile: la ricerca
Studiando le cellule tumorali di diversi piccoli pazienti malati, la ricerca ha permesso di riconoscere i pazienti in cui è probabile una ricaduta da quelli in cui la malattia rimane latente. Questo permette di dosare la cura sul singolo paziente in base alle sue reali necessità. Il bambino ad alto rischio di ricaduta potrà usufruire di una cura più massiccia, in grado di far fronte ai futuri problemi. Il piccolo malato in cui il rischio di ricaduta è minimo potrà invece assumere una terapia dal dosaggio minore, in modo da ridurre anche gli effetti indesiderati.
Oggi tutti i piccoli pazienti affetti da leucemia infantile seguono più o meno la stessa cura, che riduce in modo notevole il numero e l’aggressività delle cellule tumorali. Una volta passata la fase acuta della malattia sarà poi possibile realizzare delle terapie personalizzate per ogni paziente. In questo modo le ricadute saranno sempre controllabili e non verranno somministrati farmaci e cure massicce a chi non ne ha un reale bisogno.
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