L’aborto in Italia è legale da quarant’anni grazie alla legge 194 che consente alle donne di poter abortire recandosi direttamente negli istituti ospedalieri.
Secondo l’indagine del Guttmacher Institute americano tale legge è una delle migliori al mondo perché da un lato consente di diminuire il numero di aborti e dall’altro rende sensibilmente più sicura la pratica.
Tuttavia la strada da fare è ancora lunga e tutta in salita: sembrerebbe infatti che in Italia i medici obiettori siano ancora tanti.
Aborto: in Italia la legge 194 è una delle migliori del mondo
L’interruzione volontaria di gravidanza (o più comunemente chiamata aborto) è un procedimento che ormai in Italia è legale da circa quarant’anni.
La legge che regola ciò è la 194 ed è una delle migliori al mondo secondo il rapporto del Guttmacher Institute d’America ossia un’associazione volta a garantire i diritti sessuali e riproduttivi negli Stati Uniti e che promuove la salute a livello globale.
La legge 194 infatti non solo permetterebbe di ridurre in maniera sensibile il numero degli aborti in Italia ma renderebbe il procedimento decisamente più sicuro perché avverrebbe nelle strutture ospedaliere competenti.
Secondo gli studiosi in Italia il numero degli aborti è relativamente basso (6,5 su mille donne) mentre in altri paesi dove vige la stessa legge esso arriva a trentasette.
Interruzione volontaria di gravidanza: in Italia sono ancora molti gli obiettori
Secondo la stessa indagine sembrerebbe che, anche se in molti paesi l’aborto non è concesso, le interruzioni volontarie di gravidanza siano comunque molto frequenti.
I paesi del mondo che hanno una legge simile a quella italiana presentano degli aborti indubbiamente più sicuri mentre nei paesi dove l’aborto è vietato (in particolar modo nei Paesi in via di sviluppo) il numero delle donne morte in seguito ad una pratica non effettuata regolarmente è molto alto.
Tuttavia anche se in Italia la legge 194 risulta essere decisamente molto valida la strada è ancora tutta in salita. Nonostante le autorità abbiano l’obbligo di assicurare alle donne l’accesso ai servizi, molto spesso il numero dei medici e del persone ospedaliero che si oppone è ancora molto alto.
Questo è ciò che mette in luce anche Katrine Thomasen del Center for Reproductive Rights. Ciò però non accade solamente in Italia ma anche in numerosi paesi europei dove i medici obiettori sono ancora tanti. In ogni caso, come spiega la Thomasen, in Italia bisogna adottare delle misure efficaci affinché tutte le donne possano essere assistite durante l’aborto e per garantire un numero elevato di medici non obiettori.
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